DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista
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Ma e' miseri nol cognoscono; ché, se essi avessero punto di considerazione dello stato loro,<br />
non verrebbero in tanti mali, ma sarebbero quel che debbono essere e non sonno. Anco tucto el<br />
mondo è corrocto, facendo molto peggio essi che i secolari nel grado loro. Unde con le loro puzze<br />
lordano la faccia de l’anime loro e corrompono e' subditi e succhiano il sangue a la sposa mia, cioè<br />
alla sancta Chiesa. Unde per li loro difecti essi la impalidiscono, cioè che l'amore e l'affetto della<br />
carità, che debbono avere a questa sposa, l'hanno posto a loro medesimi, e non attendono ad altro<br />
che a piluccarla e a trarne le prelazioni e le grandi rendite, dove essi debbono cercare anime. Unde<br />
per la loro mala vita vengono e' secolari ad inreverenzia e a disobbedienzia alla sancta Chiesa,<br />
benché essi nol debbano fare. E non è scusato il difetto loro per lo difetto de' ministri.<br />
CXXXIII. Repetizione breve sopra molte cose gin dette, e come Dio in tutto vieta<br />
che i sacerdoti non siano toccati per le mani de' secolari, e come invita la<br />
predetta anima a piangere sopra essi miseri sacerdoti.<br />
— Molti difetti t'avarei a dire; ma non voglio piú apuzzare l'orecchie tue. Hotti narrato<br />
questo per satisfare al desiderio tuo, e perché tu sia piú sollicita a offerire dolci, amorosi e amari<br />
desidèri dinanzi a me per loro. E hotti contata della excellenzia nella quale Io gli ho posti, e del<br />
tesoro che v'è ministrato per (295) le mani loro, cioè del sancto Sacramento tucto Dio e tutto uomo,<br />
dandoti la similitudine del sole, acciò che tu vedessi che per li loro difecti non diminuisce la virtú di<br />
questo Sacramento: e però non voglio che diminuisca la reverenzia verso di loro. E hotti mostrata la<br />
excellenzia de' virtuosi ministri miei, in cui riluceva la margarita delle' virtú e della sancta giustizia.<br />
E hotti mostrato quanto m'è spiacevole l'offesa che fanno e' persecutori della sancta Chiesa, e la<br />
inreverenzia che essi hanno al Sangue; però che, perseguitando loro, el reputo facto al Sangue e non<br />
a loro, però che Io l'ho vetato che non tocchino e' cristi miei.<br />
Ora t'ho contiato della vitoperosa vita loro, e quanto miseramente vivono, e quanta pena e<br />
confusione hanno nella morte, e quanto crudelmente, piú che gli altri, sonno cruciati doppo la<br />
morte. Ora t'ho atenuto quel ch' Io ti promissi, cioè di narrarti della vita loro alcuna cosa; e hotti<br />
satisfacto di quel che mi dimandasti, volendo tu che Io t'actenessé quel che promesso t'aveva.<br />
Ora ti dico da capo che, con tutti quanti e' loro difetti, e se fussero ancora piú, Io non voglio<br />
che neuno secolare s'impacci di punirli. E se essi el faranno, non rimarrà impunita la colpa loro, se<br />
giá non la puniscono con la contrizione del cuore, ammendandosi de' difetti loro. Ma l'uno e gli altri<br />
sonno dimòni incarnati, e per divina giustizia l'uno dimonio punisce l'altro; e l'uno e l'altro offende.<br />
El secolare non è scusato per lo peccato del prelato, né il prelato per lo peccato del secolare. Ora<br />
invito te, carissima figliuola, e tutti gli altri servi miei a piagnere sopra questi morti, e a stare come<br />
pecorelle nel giardino della sancta Chiesa a pascere per sancto desiderio e continue orazioni,<br />
offerendole dinanzi a me per loro, però che Io voglio fare misericordia al mondo. E non vi ritraete<br />
da questo pascere né per ingiuria né per alcuna prosperità, cioè che non voglio che alziate il capo né<br />
per impazienzia né per disordinata allegrezza, ma umilmente attendete a l'onore di me e alla salute<br />
de l'anime e alla reformazione della sancta Chiesa. E questo mi sarà segno che tu e gli altri m'amiate<br />
in veritá. Tu sai bene che Io ti manifestai che volevo che tu e gli altri fuste pecorelle, (296) le quali<br />
sempre pasceste nel giardino della sancta Chiesa, sostenendo con fadiga, infino a l'ultimo della<br />
morte. E, cosí facendo, adempirò e' desidèri tuoi.