DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista
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l'altro mi paresse che fusse la mente tenebrosa, debbo io, Padre etterno, o posso giudicare l'uno in<br />
luce e l'altro in tenebre? O che io vedesse l'uno andare con grande penitenzia e l'altro no: debbo io<br />
giudicare che maggiore perfeczione abbi colui che fa penitenzia maggiore, che colui che non la fa?<br />
Pregoti che acciò ch'io non sia ingannata dal mio poco vedere, che tu mi dichiari in particulare<br />
quello che tu m'hai decto in generale.<br />
La seconda cosa della quale io ti dimando, si è che tu mi dichiari meglio, sopra del segno<br />
che tu mi dicesti che riceve l'anima quando è visitata da te, se egli è da te, Dio etterno, o no. Se bene<br />
mi ricorda tu mi dicesti, Verità etterna, che la mente rimaneva in allegrezza e inanimata a la virtú.<br />
Vorrei sapere se questa allegrezza può essere con inganno della propria passione spirituale; ché, se<br />
ci fusse, io m'aterrei solamente al segno della virtú.<br />
Queste sonno quelle cose le quali io t'adimando, acciò che in veritá io possa servire a te e al<br />
proximo mio e non cadere in neuno falso giudicio verso le tue creature e de' servi tuoi, perché mi<br />
pare che ‘l giudicio, cioè il giudicare, dilonghi l'anima da te: e però non vorrei cadere in questo<br />
inconveniente.<br />
XCVIII. Come el lume de la ragione è necessario ad ogni anima che vuole a Dio<br />
in veritá servire. E prima, del lume generale.<br />
Alora Dio etterno, dilectandosi della sete e fame di quella anima e della schiectezza del<br />
cuore e del desiderio suo con che ella dimandava di volerli servire, volse l'occhio della pietà e<br />
misericordia sua verso di lei, dicendo:<br />
— O dilectissima, o carissima, o dolce figliuola e sposa mia, leva te sopra di te e apre<br />
l'occhio de l'intellecto a vedere me, bontá infinita, e l'amore ineffabile che Io ho a te e agli altri servi<br />
miei. Ed apre l'orecchia del sentimento del desiderio tuo, però che altrementi, se tu non vedessi, non<br />
potresti udire: cioè che l'anima, che non vede con l'occhio de l’intellecto suo ne l’obiecto della mia<br />
Verità, non può udire né cognoscere la mia veritá. E però voglio, acciò che meglio la cognosca, che<br />
ti levi sopra el sentimento tuo, cioè sopra el sentimento sensitivo; ed Io, che mi dilecto della tua<br />
domanda e desiderio, ti satisfarò. Non che dilecto possa crescere a me di voi, però che Io so' colui<br />
che so' e che fo crescere voi, e non voi me; ma dilectomi nel mio dilecto medesimo della factura<br />
mia. —<br />
Alora quella anima obbedí, levando sé sopra di sé per cognoscere la veritá di quello che<br />
dimandava. Alora Dio etterno disse a lei: — Acciò che tu meglio possa intendere quello ch'io ti<br />
dirò, lo mi farò al principio di quello che mi dimandi, sopra tre lumi che escono di me, vero lume.<br />
L'uno è uno lume generale in coloro che sonno nella caritá comune: bene che decto te l'abbi<br />
de l'uno e de l'altro, e molte cose di quelle che Io t'ho decte ti dirò, perché ‘l tuo basso intendimento<br />
meglio intenda quello che tu vuoli sapere. E due altri lumi sonno di coloro che sono levati dal<br />
mondo e vogliono la perfeczione. Sopra di questo ti dichiararò di quello che m'hai adimandato,<br />
dicendoti piú in particulare quello che ti toccai in comune.<br />
Tu sai, si come Io ti dixi, che senza ci lume neuno può andare per la via della veritá, cioè<br />
senza ci lume della ragione. El quale lume di ragione traete da me, vero lume, con l'occhio de<br />
l'intelletto e col lume della fede che Io v'ho dato nel sancto baptesmo, se voi non vel tollete per li