DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Altervista
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sua necessità, pensando solo del reame del cielo, e della vera obbedienzia in che modo meglio la<br />
possino observare. E perché per la via de l’umilità meglio si conserva, egli si sottomette al piccolo<br />
come al grande e al povaro come al ricco; di tutti si fa servo: non rifiutando mai labore, ogniuno<br />
serve caritativamente. L'obbediente non vuole fare l’obbedienzia a suo modo, né eleggere tempo né<br />
luogo, ma a modo de l'ordine e del prelato suo.<br />
Tutto questo fa senza pena o tedio di mente il vero obbediente e perfetto. Egli passa, con<br />
questa chiave in mano, per lo sportello stretto de l'ordine agiatamente e senza violenzia, perché ha<br />
observato e observa il voto della povertà, de l’obbedienzia vera e della continenzia, levata l'altezza<br />
della superbia e chinato il capo a l'obbedienzia per umilità. E però non rompe il capo per<br />
inpazienzia, ma è paziente con fortezza e longa perseveranzia, che sonno amici de l’obbedienzia.<br />
Passa l'assedio delle dimonia, mortificando e macerando la carne sua, spogliandola delle delizie e<br />
diletti, e vestela delle fadighe de l'ordine con fede e senza sdegno. Come parvolo, che non tiene a<br />
mente la battitura del padre né ingiuria che gli fusse fatta, cosí questo parvolo non tiene a mente né<br />
ingiurie né fadighe né battiture che ricevesse ne l'ordine dal prelato suo; ma, chiamandolo, (384)<br />
umilemente torna a lui, non passionato d'odio, d'ira né di rancore, ma con mansuetudine e<br />
benivolenzia.<br />
Questi sonno quelli parvoli che contòe la mia Verità, quando dixe a' discepoli, che<br />
contendevano insieme qual di loro fusse il maggiore, facendosi venire uno fanciullo, dicendo: — «<br />
Lassate li parvoli venire a me, ché di questi cotali è il reame del cielo; e chi non si umiliarà come<br />
questo. fanciullo, cioè che egli abbi la condizione sua, non intrarrà nel reame del cielo ». — Però<br />
che chi s'aumiliarà, carissima figliuola, sarà exaltato, e chi sé exalta sarà umiliato: anco questo<br />
medesimo dixe la mia Verità. Dunque, giustamente, questi parvoli umili, che per amore si sonno<br />
umiliati e facti subditi con vera e sancta obbedienzia, non ricalcitrando a l'ordine e al loro prelato,<br />
sonno exaltati da me, sommo ed etterno Padre, co' veri cittadini della vita beata, dove sonno<br />
remunerati d'ogni loro fadiga, e in questa vita gustano vita etterna.<br />
CLX. Come li veri obedienti ricevono per uno cento e vita eterna. E che<br />
s'intende per quello uno e per quello cento.<br />
— Conpiesi in loro la parola che dixe nel sancto Evangelio il dolce e amoroso Verbo,<br />
unigenito mio Figliuolo, quando rispose a Pietro, che l'aveva dimandato: — « Maestro, noi aviamo<br />
lassato ogni cosa per lo tuo amore e noi medesimi, e aviamo seguitato te: che ci darai? » — La<br />
Verità mia rispose: — « Daròvi per uno cento, e vita etterna possederete ». — Quasi volesse dire la<br />
mia Verità: — Ben hai facto Pietro, ché in altro modo non mi potevi seguitare; ma Io in questa vita<br />
te ne darò, per uno, cento. — E quale è questo cento, dilectissima figliuola, che, di po' questo,<br />
séguita vita etterna? Di quale intese e dixe la mia Verità? Di substanzia temporale? No,<br />
propriamente (poniamo che alcuna volta ne l'elimosiniere Io facci multiplicare i beni temporali); ma<br />
di quali? Di quello che dá la propria sua volontà, che è una (385) volontà, Io ne gli rendo cento per<br />
questa una. Perché ti pongo numero di cento? Perché cento è numero perfecto, e non puoi<br />
agiognervi piú, se tu non ti ricominci al primo. Cosí la caritá è perfectissima sopra tucte l'altre virtú,<br />
ché non si può salire ad virtú piú perfecta. Ricominciti bene al cognoscimento di te, e cresci numero<br />
di centonaia in merito, ma tu giogni pure al numero del cento. Questo è quello cento, che è dato a<br />
quelli che hanno dato l'uno della loro volontà e ne l’obbedienzia generale e in questa particulare; e<br />
con questo cento avete vita etterna, però che solo la caritá è quella che entra dentro come donna,<br />
menandosene seco il fructo di tucte l'altre virtú (ed esse rimangono di fuore), in me, vita durabile, in<br />
cui essi gustano vita etterna, però che lo so' essa vita etterna. Non ci saglie la fede, perché essi