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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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poteri, ma la sua presenza garantiva una sorta <strong>di</strong> sicurezza alle comunità che si<br />

sentivano protette nei momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà 252 .<br />

La gestione <strong>di</strong>retta <strong>del</strong>la proprietà terriera ebbe come corollario importante il<br />

mutamento <strong>del</strong>la concezione abitativa aristocratica in Europa. A partire dal XVI<br />

secolo i nobili cominciarono a vedere in una <strong>di</strong>versa prospettiva le loro<br />

residenze, soprattutto quelle <strong>di</strong> campagna che assunsero nuove funzioni legate al<br />

riposo, alla <strong>di</strong>mensione ricreativa e alla pubblica <strong>di</strong>mostrazione <strong>del</strong> buon gusto<br />

<strong>del</strong> proprietario che esibiva la sua ricchezza. Una grande casa testimoniava a<br />

tutti il successo <strong>del</strong>la famiglia e il suo rango a livello locale. Questa nuova<br />

concezione <strong>del</strong> rapporto spaziale portò i signori a cercare <strong>di</strong> ampliare sempre<br />

più i volumi <strong>del</strong>le proprie <strong>di</strong>more, creando una lontananza anche fisica rispetto<br />

ai comuni abitanti <strong>del</strong> villaggio. La separazione in realtà rispondeva a obiettivi<br />

ideologici, quali quello <strong>di</strong> riba<strong>di</strong>re la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> ceto cui era funzionale<br />

l’esibizione <strong>del</strong>l’agiatezza 253 .<br />

Nel XVIII secolo la linea <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione tra la sfera pubblica e quella privata<br />

non era nettamente tracciata come oggi, nella società tra<strong>di</strong>zionale il tessuto che<br />

variamente univa comunità e famiglia si basava su regole che assicuravano la<br />

stabilità <strong>di</strong> entrambe, quest’ultima derivante dalla <strong>di</strong>visione netta dei ruoli e<br />

<strong>degli</strong> spazi 254 . I comportamenti aristocratici erano il frutto <strong>di</strong> strategie finalizzate<br />

all’accre<strong>di</strong>tamento pubblico dei segni <strong>di</strong> nobiltà in chi già la deteneva per<br />

nascita o matrimonio. Spesso, senza assolutamente tenere conto <strong>del</strong>l’ambiente<br />

materiale ed umano che li circondava, gli aristocratici si muovevano secondo<br />

schemi comportamentali in cui lo spazio sembrava non esistere, apparendo<br />

docile nelle mani <strong>di</strong> chi lo occupava, e gestiva, a suo piacimento. Goldthwaite<br />

ha sostenuto che i cambiamenti <strong>del</strong>la famiglia patrizia fiorentina si riflettevano<br />

anche nella concezione architettonica dei tipici palazzi rinascimentali <strong>del</strong>la città<br />

toscana, i quali sono definiti dall’autore come la traduzione estetica<br />

<strong>del</strong>l’isolamento fisico <strong>di</strong> ciò che egli chiama la household <strong>di</strong> un solo uomo da<br />

tutte le altre 255 .<br />

252<br />

J. Dewald, La nobiltà europea in età moderna, cit., p.110.<br />

253<br />

Ivi, pp. 127-130.<br />

254<br />

E. Shorter, Famiglia e civiltà, cit., pp. 47-55.<br />

255<br />

R. Goldtwaite, Private Wealt in Renaissance Florence, Pinceton, Princeton University Press,<br />

1968, p. 258.<br />

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