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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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sorgeva il palazzo, dove poteva essere utile allacciare, o riallacciare, rapporti<br />

non solo <strong>di</strong> natura politica, ma anche affettiva.<br />

Sinforosa aveva attuatao, infatti, un’ampia azione <strong>di</strong> rinnovamento me<strong>di</strong>ante<br />

ricostruzione dalle rovine nel palazzo <strong>del</strong> feudo paterno <strong>di</strong> Montorio, <strong>di</strong>mora<br />

che ella aveva ricevuto in dote al tempo <strong>del</strong>le nozze. Nell’atto dotale <strong>del</strong> 1700,<br />

tale palazzo veniva così descritto:<br />

il castello o casa baronale, che consiste in un ingresso con malta <strong>di</strong><br />

pietra viva, senza parte <strong>di</strong> legniame per la quale si passa ad un cortile<br />

scoperto, in parte malamente murato con fabbriche lesionate, a sinistra <strong>del</strong><br />

quale vi è un vaso <strong>di</strong> cisterna semipiena <strong>di</strong> sfabricature, in testa <strong>del</strong> quale vi<br />

sta una stalla grande con mangiatoie consistente in otto poste sopra otto<br />

archetti et sopra <strong>di</strong> essi vi sta un mezzanino <strong>di</strong> tavole coperto a tetto che<br />

tiene anco porta in legno.<br />

A destra <strong>di</strong> detto cortile vi sta un recinto <strong>di</strong> muro per lo contenuto <strong>di</strong><br />

tre stanze con una vinella <strong>di</strong>etro per l’altezza <strong>di</strong> due stanze, superiore una<br />

,inferiore l’altra.<br />

Doppo detto recinto <strong>di</strong> muro, similmente a destra <strong>del</strong> detto cortile,<br />

sotto la scala, vi è porta per la quale si passa a tre stanze sottane coverta a<br />

travi con partita con due <strong>di</strong>partimenti cischedue d’essi costituite in arco con<br />

due pilastri. Ripigliando la scala per una testa scoperta s’impiana al<br />

ballatoio <strong>del</strong> quale si passa ad una stanza grande matonata con soffitto <strong>di</strong><br />

tavole a quadretti, che equivale a due contigue finestre e da <strong>di</strong> sopra si<br />

passa ad un’altra stanza coperta <strong>di</strong> lamie a botte et a lunetta parimenti<br />

matonata nel suolo con una finestra, e sopra dette stanze vi sta il tetto ad<br />

una pennagranda verso le finestre.<br />

Tornando dalla parte <strong>di</strong> fuori, segue l’altra portione <strong>di</strong> detta casa e in<br />

prima s’incontra in una torretta <strong>di</strong> figura rotonda, il basso <strong>del</strong>la quale serve<br />

per carcere. Appresso adsiegue il cellaro, che consiste in un carca lunga<br />

<strong>di</strong>visa da muro maestro coperta a travi, parte <strong>del</strong>la quale vi sta sfondata e a<br />

sinistro, cioè sott’una portella per il quale si passa ad un recinto <strong>di</strong> muro<br />

alto per lo contenuto <strong>di</strong> stanza sottana, appartamento e mezzanile e supra<br />

poi coperto a tetto, per dove sono molti travi remasti dalla ruina <strong>degli</strong><br />

antichi. E me<strong>di</strong>ante una porta <strong>del</strong>la parte inferiore si passa ad un’altra<br />

stanza che corrisponde colla porta terra e sopra vi sta un altra stanza con<br />

altezza <strong>di</strong> mezzanile coperto a tetto dove parte per la stanza soprana<br />

corrisponde al rispettivo per uso <strong>di</strong> cappella, dentro alla torre supra il<br />

carcere che tiene fanestra e balcone <strong>di</strong> pietraforte e termina il castello o<br />

casa baronale 262 .<br />

Causa l’abbandono o i danni provocati dal sisma che aveva investito la<br />

regione nella seconda metà <strong>del</strong> XVII secolo, il palazzo era in evidente stato <strong>di</strong><br />

fatiscenza.<br />

Siamo, d’altronde, a conoscenza che a quella data il palazzo fosse quasi <strong>del</strong><br />

tutto <strong>di</strong>roccato. Ciò è attestato dalla descrizione che nel 1727 ne faceva il notaio<br />

262 ASCB, Protocolli notarili, piazza <strong>di</strong> Sant’Elia a Pianisi, Notaio De Vivo Antonio, 1700, f.<br />

29v.<br />

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