Dipartimento di - Università degli Studi del Molise
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testamento considerato troppo «gravoso» per Giuseppe Maria Ceva Grimal<strong>di</strong>, il<br />
quale si trovava ora ad accettarne un altro.<br />
Il 22 gennaio <strong>del</strong>lo stesso anno, infatti, lo stesso notaio aveva rogato un altro<br />
testamento ma:<br />
[…] perché la volontà <strong>del</strong>l’uomo è ambulatoria sino alla morte, e<br />
perché ha considerato che il testamento suddetto per gli legati sia gravoso a<br />
detto signor marchese suo figlio, avendolo in quello gravato in maggior<br />
quantità che sopravanza il valore de suoi beni liberi, perciò è parso a detta<br />
signora marchesa richiamare a se detto testamento, com’è seguito,<br />
<strong>di</strong>chiarando esser già in suo potere; ed alfine <strong>di</strong> non morire che Id<strong>di</strong>o non<br />
voglia, senz’alcuna determinazione, ha risoluto, determinato, ed ultimato <strong>di</strong><br />
fare de suoi beni ampla donazione irrevocabile tra vivi ad detto<br />
eccellentissimo signor marchese suo figlio 307 .<br />
La marchesa, dunque, era tornata una prima volta sui suoi passi. Ciò<br />
testimonia l’atteggiamento <strong>di</strong> grande oculatezza con cui Sinforosa aveva agito<br />
nel determinare il destino patrimoniale <strong>del</strong> casato, atteggiamento su cui vale la<br />
pena <strong>di</strong> soffermarsi soprattutto se si considera che dopo aver espresso le sue<br />
intenzioni nei legati <strong>del</strong>l’aprile 1741, ella avrebbe scelto, come vedremo, <strong>di</strong> far<br />
rogare ulteriori atti volti a mo<strong>di</strong>ficare nuovamente, anche se in minima parte, il<br />
testamento esistente.<br />
Purtroppo, non si conosce il contenuto <strong>del</strong>l’atto <strong>di</strong> gennaio che comunque<br />
non doveva essere, nell’impianto generale, molto <strong>di</strong>verso da quello in cui ora<br />
Giuseppe Maria Ceva Grimal<strong>di</strong> riceveva dalla madre tutti i beni feudali e<br />
burgensatici che per legge <strong>di</strong> investitura e <strong>di</strong> fedecommesso gli spettavano, così<br />
come i beni allo<strong>di</strong>ali, l’oro e l’argento <strong>di</strong> famiglia, i «nomi dei debitori ed<br />
ogn’altra cosa ad essa signora marchesa spettante e competente, e dovunque sia<br />
situata e posta, e tutte e qualsivogliano ragioni ed azioni ad essa spettanti e<br />
competenti» 308 .<br />
In particolare il primogenito <strong>di</strong> casa Ceva Grimal<strong>di</strong>, già marchese <strong>di</strong><br />
Pietracatella, Gambatesa e Macchia per titolo paterno, all’atto <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong>la<br />
madre avrebbe ricevuto il denaro liquido, quantificato in 4500 ducati, che suo<br />
nonno Luigi Mastrogiu<strong>di</strong>ce aveva versato al padre Giovan Francesco al<br />
momento <strong>del</strong>le nozze con Sinforosa:<br />
307 ASCB, Protocolli notarili, piazza <strong>di</strong> Sant’Elia a Pianisi, Notaio Falcone Pietro, 1741, f. 43v.<br />
308 Ivi, p.44r.<br />
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