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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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fattore che influì molto e costantemente sulle vicende <strong>del</strong>la comunità, la cui<br />

drammatica con<strong>di</strong>zione lavorativa, fatta <strong>di</strong> emigrazione e sfruttamento, è<br />

attestata anche spesso nelle fonti 56 . Nel 1647, infatti, i bonefrani chiesero e<br />

ottennero dal feudatario <strong>del</strong> tempo la grazia affinché si tenesse corte <strong>di</strong> giustizia<br />

solo per tre giorni la settimana. La ragione <strong>del</strong>l’insolita richiesta riguardava il<br />

fatto che la gran parte dei citta<strong>di</strong>ni, desiderosi <strong>di</strong> conservare il loro <strong>di</strong>ritto alla<br />

partecipazione pubblica, lavorava fuori <strong>del</strong> paese, spesso a molte miglia <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stanza 57 .<br />

I primi possessori <strong>del</strong> feudo erano stati, in epoca normanna, i de Stipite. Tale<br />

lignaggio rimase in carica fino al 1405, anno in cui Bonefro fu concesso<br />

all’antica famiglia patrizia Boccapianola. Ascritto al Seggio <strong>di</strong> Capuana in<br />

Napoli, il casato ebbe per Bonefro i seguenti titolari: Pietro, Giuliano,<br />

Francesco. Quest’ultimo fu privato <strong>del</strong> feudo nel 1528 per aver appoggiato i<br />

Francesi contro l’imperatore Carlo V. Devoluto al demanio il posse<strong>di</strong>mento fu,<br />

in quello stesso anno, assegnato a Davide de Guerris, per poi passare nel 1576 ai<br />

de Curra<strong>di</strong>s, titolari anche <strong>di</strong> Collotorto.<br />

Chiamato dalla Regia Corte ad esibire i titoli <strong>di</strong> possesso dei feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui<br />

sopra, Alessandro de Curra<strong>di</strong>s ne risultò sprovvisto, per cui, nel 1578, Bonefro<br />

venne posto in ven<strong>di</strong>ta e acquistato da Lucio Boccapianola che, a sua volta, lo<br />

cedette a Pietro de Guevara dei Marchesi <strong>del</strong> Vasto. La famiglia de Guevara era<br />

nobilissima: ascritta al Seggio <strong>di</strong> Nido in Napoli aveva nel ramo molisano il<br />

citato Pietro e suo figlio Diego. Questi non fu, tuttavia, titolare <strong>del</strong> feudo dopo<br />

la morte <strong>del</strong> genitore, in quanto quest’ultimo aveva acquistato Bonefro grazie ad<br />

un prestito avuto da Giambattista Capece-Minutolo che poté così vantare il<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> possesso <strong>del</strong> feudo, dopo la morte <strong>di</strong> Pietro de Guevara, grazie ad un<br />

patto stipulato tra i due. Il Minutolo stabilì che suoi ere<strong>di</strong> per la terra <strong>di</strong> Bonefro<br />

sarebbero stati la Chiesa e l’Ospedale <strong>del</strong>l’Annunziata <strong>di</strong> Napoli 58 .<br />

Di comune accordo con tali Enti il feudo fu poi venduto ai coniugi Adriana<br />

Carafa e Francesco <strong>di</strong> Sangro i quali, nel 1597, lo rivendettero a Innigo de<br />

Guevara che ne aveva da tre anni già acquistata la portolania 59 . «Bonefro fu poi<br />

56 M. Colabella, Bonefro. “Gente Foretana”, Isernia, Cosmo Iannone E<strong>di</strong>tore, 1999.<br />

57 A tal proposito si veda G. Rocco, Le libertà Comunali <strong>di</strong> Bonefro, Napoli, Miccoli, 1932, pp.<br />

41-42.<br />

58 A. Pappalar<strong>di</strong>, Bonefro. Dalla presunta sua fondazione fino ad oggi, Napoli, Stabilimento<br />

tipografico Pierro e Velar<strong>di</strong>, 1902.<br />

59 L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato <strong>del</strong> Regno <strong>di</strong> Napoli, cit., vol. III, p. 316.<br />

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