Dipartimento di - Università degli Studi del Molise
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<strong>di</strong>letto <strong>del</strong> signore. Le necessità <strong>di</strong>fensive, l’affermazione e ostentazione<br />
intimidatoria <strong>del</strong>l’autorità erano, <strong>di</strong> rimando, l’anima <strong>del</strong>le <strong>di</strong>more <strong>di</strong> confine.<br />
A contribuire alla peculiarità propria <strong>del</strong>le forme e <strong>degli</strong> spazi <strong>del</strong>la<br />
sociabilità aristocratica napoletana nel Settecento, fu principalmente la vivacità<br />
culturale che la città esprimeva in quel periodo. Meta <strong>del</strong> Grand Tour e crocevia<br />
<strong>di</strong> intellettuali e artisti, Napoli si avvicinò moltissimo alle tendenze mittel-<br />
europee, soprattutto dopo il 1734 quando <strong>di</strong>venne sede <strong>di</strong> una <strong>di</strong>nastia autonoma<br />
e <strong>di</strong> una corte sovrana che si <strong>di</strong>ntinse per l’opera <strong>di</strong> valorizzazione <strong>del</strong>le arti. Fu,<br />
infatti, Maria Carolina d’Austria, giovane sposa <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando IV, ad imprimere<br />
nella società napoletana il gusto per i balli nelle sfarzose residenza reali, e in<br />
altri luoghi quali il teatro San Carlo. Da quel momento, inoltre, la capitale <strong>del</strong><br />
Regno, che non aveva mai smesso <strong>di</strong> essere un grande cantiere e<strong>di</strong>lizio, si aprì<br />
in modo particolare alla costruzione <strong>di</strong> residenze nobiliari e <strong>di</strong>more riservate<br />
agli ozi ed ai piaceri <strong>del</strong>la nobiltà 259 .<br />
Nei feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Sinforosa Mastrogiu<strong>di</strong>ce il sistema era caratterizzato da<br />
inse<strong>di</strong>amenti prima <strong>di</strong> tutto rurali sui quali dominavano tipi <strong>di</strong>stinti <strong>di</strong> abitazioni<br />
funzionali agli intenti menzionati: il castello, le <strong>di</strong>more signorili, le piccole<br />
residenze <strong>di</strong> campagna.<br />
Sinforosa risiedeva a Bonefro. D’estate si recava a Montorio e a<br />
Montelongo. A Gambatesa, Macchia Valfortore, Pietracatella, c’erano palazzi<br />
marchesali abitati occasionalmente e in virtù <strong>di</strong> esigenze temporanee,<br />
soprattutto dal momento in cui la marchesa, rimasta vedova, era tornata<br />
stabilmente nella casa paterna <strong>di</strong> Bonefro. In tali residenze, collocate nei feu<strong>di</strong><br />
dei Ceva Grimal<strong>di</strong>, il segno inequivocabile <strong>del</strong>la nobiltà ammoniva<br />
all’obbe<strong>di</strong>enza.<br />
A Gambatesa la grande <strong>di</strong>mora <strong>del</strong> signore presentava peculiari scelte<br />
architettoniche, soprattutto in considerazione <strong>del</strong> fatto che parte <strong>di</strong> essa fosse<br />
addossata alla rupe che sovrasta a tutt’oggi il paese. Dotato <strong>di</strong> molti ambienti,<br />
logge e locali scavati nella roccia, il palazzo così si presentava nel 1697, anno in<br />
cui il tavolario Giuseppe Parascandolo re<strong>di</strong>geva l’apprezzo <strong>del</strong> feudo:<br />
all’incontro <strong>di</strong> detta chiesa vi è il palazzo baronale con entrada <strong>di</strong> porta<br />
tonda <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ocre grandezza.<br />
Dentro vi è un corridoio lungo, parte coverto a lamia e parte a travi. A<br />
sinistra vi è la grada <strong>di</strong> fabbrica. Appresso vi è la stalla capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci<br />
259 E. Novi Chavarria, Sacro, pubblico e privato, cit., pp. 122-124.<br />
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