Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

garanzie, non fissava un uso preciso prevedendo diverse modalità d’impiego, la
cui scelta era rinviata generalmente ad una fase successiva.
L’accordo prematrimoniale fu conseguenza di veloci trattative avviate
probabilmente dai Ceva Grimaldi e subito recepite dai Mastrogiudice. Questo
trova conferma nel brevissimo lasso di tempo che intercorse tra la stipula dei
capitoli dotali, risalenti al marzo dell’anno 1700, e la celebrazione delle nozze,
previa pubblicazione delle stesse nell’agosto di quell’anno in Pietracatella,
paese di residenza della famiglia dello sposo e della futura coppia.
Luigi Mastrogiudice, infatti, circa un anno prima del matrimonio di
Sinforosa, sperava ancora che sarebbe potuto arrivare un maschio, così come si
legge nella rinuncia al maiorato:
[…] detto illustre don Luise Mastrogiudice con cui l’ha supradicto che
a 14 maggio 1699, pensando a provvedere a proprij suoi figli maschi che in
quel tempo aver si sperava, con pubblico instrumento per mano di notar
Onofrio Amenta roborato di Regio Assenso, fè un maiorato e fideicommisso
di ducati 50, escludendo le sue proprie figlie, da pagarsi sopra tutti e
qualsivoglia suoi beni e particolarmente sopra dette terre di Venifro e
Montelongo, e di quella di Montorio. Per i quali ducati 50, pendente al di
loro pagamento, ne fu venduta col patto ed insolutum datione di ricomprare
quandocumque in beneficio del suo figlio primogenito maschio e
discendenti primogeniti di quello in infinito e dell’altri chiamati in detto
fideicommisso di annui ducati 2500 sopra i primi frutti ed entrate
burgensatiche e feudali di dette terre, che più espressamente viene asserito
nel mentovato instrumento. Fè, detto marchese, questo contratto mosso su la
certezza e speranza d’aver figli maschi, non avendo mai avuto pensiero
d’escludere o gravar le proprie figlie femine a beneficio di maschio più
remoto 110 .
II.2 Il contratto matrimoniale
Nelle società di Ancien régime, la donna aveva diversa identità legale
rispetto all’uomo, laddove diversa identità stava a significare assoluta incapacità
di poter stipulare atti che avessero valore giuridico. Addirittura, lo statuto
romano del 1580 prevedeva che nessuna donna potesse stipulare contratti validi
ed efficaci, se non osservando una procedura speciale scandita dalla presenza e
dal consenso di due tra i più stretti congiunti di sesso maschile 111 .
110
ASNA, Regia Camera della Sommaria – Relazioni per la registrazione nei R. Quinternioni
(Refute), b 215, f. 261.
111
S. Feci, «Sed qua ipsa est mulier». Le risorse dell‟identità giuridica femminile a Roma in età
moderna, in «Quaderni storici», 98, 2, 1998, p. 275. Lo statuto fu abrogato solo nel 1816, ma la
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