Dipartimento di - Università degli Studi del Molise
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Tale legame <strong>di</strong>retto si creava non solo con una persona ma anche con una<br />
cosa la quale, a sua volta, <strong>di</strong>ventava il simbolo <strong>di</strong> una astrazione, come nel caso<br />
<strong>del</strong>l’ altare <strong>di</strong> una chiesa 340 . Per le donne, molto più che per gli uomini, gli<br />
oggetti erano una “garanzia <strong>di</strong> permanenza in vita” al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>la morte perché,<br />
avendo assorbito qualcosa <strong>del</strong>la persona a cui erano appartenuti, erano in grado<br />
<strong>di</strong> conservarne il ricordo e trasmetterlo alle generazioni future. Accadeva,<br />
inoltre, spesso nei testamenti aristocratici femminili, che nelle parole usate per<br />
descrivere i beni che si sceglieva <strong>di</strong> donare all’uno o all’altro parente si<br />
potessero leggere tra le righe i legami d’affetto o gli obblighi che una<br />
nobildonna aveva con la famiglia. Dietro l’accuratezza con cui vennero redatti i<br />
legati riservati ad Emanuela sembra, infatti, celarsi oltre che un grande affetto, il<br />
desiderio altrettanto forte <strong>di</strong> Sinforosa <strong>di</strong> non essere <strong>di</strong>menticata dalla ragazza.<br />
Della giovane, <strong>del</strong> resto, sappiamo che aveva vissuto a stretto contatto con la<br />
zia, alla quale fu affidata dal padre Ludovico, cavaliere gerosolimitano.<br />
A tal proposito, infatti:<br />
[…] alla signora donna Emanuela Ceva Grimal<strong>di</strong>, figlia naturale <strong>del</strong><br />
quondam Ludovico Ceva Grimal<strong>di</strong>, docati quattrocento per una sola volta<br />
e la casa <strong>di</strong> più membri inferiori e superiori esistente in questa terra <strong>di</strong><br />
Bonefro nel luogo dove si <strong>di</strong>ce la Speziaria, giusta li beni degl’ere<strong>di</strong> <strong>del</strong><br />
quondam Carlo Lommano, ed Angelo <strong>di</strong> Luca, ed altri notorij fini, a<br />
riserba <strong>del</strong>li due bassi contigui ed attaccati a detta casa, uno dove <strong>di</strong><br />
presente vi si conservano le tinelle da vendemmia, e l’altro per uso <strong>di</strong><br />
cantina; ed a riserba anche <strong>del</strong>le due speziarie, ed il rimanente <strong>di</strong> detta<br />
casa sia <strong>di</strong> detta signora donna Emanuela. Di più un letto composto <strong>di</strong> due<br />
matarazzi <strong>di</strong> lana, quattro cuscini, quattro lenzuola, due coverte, una <strong>di</strong><br />
mantacardata e l’altra <strong>di</strong> bombace bianca colla mettà <strong>del</strong>le biancarie <strong>di</strong><br />
essa signora marchesa, cioè <strong>del</strong>le sole camicie, avantasini, maccatori<br />
d’uso giornale <strong>di</strong> essa signora marchesa, in quella maniera modo e forma<br />
si troveranno in parte consunti ed usati in tempo <strong>del</strong>la morte <strong>di</strong> essa<br />
signora marchesa. E ciò a contemplazione <strong>del</strong>la lunga servitù con tanto<br />
amore ed attenzione prestata ad essa signora marchesa, senza potere detto<br />
signor marchese in modo alcuno dalla medesima signora donna Emanuela<br />
pretendere conto <strong>del</strong>la roba, seu biancarie sue, ma debbia darlo <strong>di</strong> quelle<br />
<strong>del</strong>la casa, da questa conservate e per sue mani passate. Con dovere, esso<br />
signor marchese, li suddetti ducati quattrocento assegnare a detta signora<br />
donna Emanuela consegnarli al detto signor Carlo Fantetti, per dover il<br />
medesimo impiegarli come uomo economo e <strong>di</strong> conosciuta integrità in<br />
qualche negozio, per augomentarli e tenerli in utile sarà per ricavarne ad<br />
ogni <strong>di</strong>sposizione <strong>del</strong>la mentovata signora donna Emanuela quando sarà<br />
per prendere stato <strong>di</strong> marito o d’inchiudersi in qualche monasterio.<br />
Come pure debbia dare, alla medesima signora donna Emanuela, tutte<br />
le vesti <strong>di</strong> detta signora marchesa tali quali si troveranno nel tempo <strong>del</strong>la<br />
sua morte, a riserba ed eccettone l’andrie d’amuer incordonato e guarnito<br />
340 A tal proposito R. Ago, Il gusto <strong>del</strong>le cose, cit., pp. 51-52.<br />
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