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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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Cospicuo era, dunque, il lascito materno che spettava a Giuseppe Maria Ceva<br />

Grimal<strong>di</strong> 316 . Altrettanto grande, invece, non sembra essere stato il desiderio <strong>di</strong><br />

Sinforosa <strong>di</strong> donare tanto.<br />

Ciò è testimoniato da un passo preciso <strong>del</strong> testamento in cui si legge che:<br />

[…] quale donazione essa signora marchesa intende farla non tanto<br />

per il grand’amore e particolar affetto che ha sempre portato e via più <strong>di</strong><br />

presente porta a detto signor marchese suo figlio primogenito, quanto<br />

perché desidera, e vuole, che si conservi maggiormente il splendore e<br />

decoro <strong>del</strong>la sua famiglia in detto primogenito, e per altri giusti, e<br />

ragionevoli motivi la sua mente degnamente moventino, ed inducentino,<br />

coll’infrascritti pesi, vincoli, e con<strong>di</strong>zioni però, e non altrimenti né d’altro<br />

modo atteso sotto tali leggi essa signora marchesa s’induce a fare a<br />

beneficio <strong>di</strong> detto suo figlio la presente donazione 317 .<br />

Giuseppe Maria dal canto suo, accettando le volontà <strong>del</strong>la madre, era<br />

chiamato a rispettare le con<strong>di</strong>zioni imposte dalla stessa attraverso legati che lo<br />

riguardavano specificatamente. In essi gli si chiedeva, in particolare, <strong>di</strong><br />

corrispondere, stavolta per volere materno, un annuo vitalizio <strong>di</strong> 200 ducati a<br />

Diego 318 . La somma era chiaramente compensativa <strong>di</strong> quanto il cadetto aveva<br />

rifiutato in precedenza accettando <strong>di</strong> ricevere solo una parte <strong>del</strong> lascito paterno<br />

dal fratello maggiore. La <strong>di</strong>visione <strong>del</strong> capitale così concepita, tra l’altro,<br />

ristabiliva un equilibrio nella <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>l’ere<strong>di</strong>tà che precedenti<br />

<strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong>scordanti avevano contribuito a far perdere. Palese era, da parte<br />

<strong>di</strong> Sinforosa, l’intenzione <strong>di</strong> far collimare la politica <strong>del</strong> casato, rappresentata<br />

dalle volontà <strong>del</strong> marito defunto, con un giusto ed equo, per quanto possibile,<br />

bilanciamento dei ruoli nelle pratiche successorie nell’intento <strong>di</strong> evitare<br />

scontri 319 . Nel testamento, infatti, si legge che Giuseppe Maria:<br />

in primis sia tenuto, abbia e debbia esso signor marchese donatario,<br />

consenziente promette e si obbliga specialmente, et signanter <strong>di</strong> dare e<br />

pagare al signor don Diego Ceva Grimal<strong>di</strong>, suo fratello ed altro figlio <strong>di</strong><br />

316 Per un approfon<strong>di</strong>mento si rimanda a M.M. Parlati, L‟ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> una made, in A. Arru, L. Di<br />

Michele, M. Stella (a cura <strong>di</strong>), Proprietarie. Avere, non avere, ere<strong>di</strong>tare, industriarsi, Napoli,<br />

Liguori, 2000, pp.161-177.<br />

317 Ivi, 1741, f. 47r<br />

318 Nel 1654 Porzia Carafa, vedova <strong>di</strong> Francesco Pignatelli marchese <strong>di</strong> Spinazzola, si era<br />

comportata in modo pressoché analogo lasciando al primogenito il suo patrimonio ma<br />

prevedendo, altresì, una ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ben 3000 ducati al secondogenito, e ad una <strong>di</strong> 2000 al terzo.<br />

Cfr M. A. Visceglia, Il bisogno <strong>di</strong> eternità, cit., p. 43.<br />

319 A tal proposito R. Ago, Giochi <strong>di</strong> squadra: uomini e donne nelle famiglie nobili <strong>del</strong> XVII<br />

secolo, in M. A. Visceglia (a cura <strong>di</strong>), Signori, patrizi e cavalieri nell‟età moderna, Roma,<br />

Laterza, 1992, pp. 256-264.<br />

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