Dipartimento di - Università degli Studi del Molise
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immigrazione <strong>di</strong> maestranze, anche lombarde, in tutto il Regno 283 . Come<br />
abbiamo visto, infatti, a Montorio nei Frentani dopo il 1720, in concomitanza<br />
con la gestione <strong>di</strong>retta <strong>del</strong> feudo da parte <strong>del</strong>la marchesa Mastrogiu<strong>di</strong>ce e <strong>degli</strong><br />
investimenti da questa attuati finalizzati all’incremento <strong>del</strong>le attività cerealicole<br />
in quel centro, oltre al palazzo baronale furono ristrutturate intere parti<br />
<strong>del</strong>l’abitato <strong>di</strong>roccato e la principale chiesa <strong>del</strong> paese. Ciò fu possibile grazie<br />
anche alla presenza <strong>del</strong>le maestranze provenienti da Scanno che vi si erano<br />
trasferite a seguito <strong>del</strong>la politica <strong>di</strong> ripopolamento attuata da Sinforosa. Tra essi<br />
ricor<strong>di</strong>amo Cristoforo e Nicola Carfagnini, che alla data <strong>del</strong> 1732 si trovavano<br />
già da do<strong>di</strong>ci anni al lavoro in Montorio 284 . Tale fenomeno sembra obbe<strong>di</strong>sse<br />
alla legge secondo la quale dove era possibile una red<strong>di</strong>tizia coltivazione <strong>del</strong>la<br />
terra l’artigianato fioriva meno, oppure veniva unicamente volto ad assecondare<br />
le richieste <strong>di</strong> coltivatori e allevatori. Dove, invece, l’attività agricola era poco<br />
remunerativa come nei paesi montuosi, i giovani cercavano <strong>di</strong> evitarla<br />
preferendo arti quali quella <strong>di</strong> muratore o scalpellino, forme <strong>di</strong> artigianato che<br />
però costringevano alla migrazione finalizzata alla ricerca <strong>di</strong> lavoro. Ciò<br />
determinò la specificità <strong>di</strong> mestiere <strong>di</strong> alcuni paesi dove l’appren<strong>di</strong>stato<br />
avveniva spessissimo in famiglia, con il relativo passaggio da padre in figlio<br />
<strong>del</strong>l’arte e <strong>del</strong>la conoscenza dei segreti <strong>di</strong> essa 285 .<br />
E fu proprio questo che sembrerebbe sia accaduto a Pietracatella.<br />
In quel feudo, successivamente al 1720, e in concomitanza con gli acquisti e<br />
le ven<strong>di</strong>te <strong>di</strong> immobili attuati da Sinforosa, si registrò un incremento <strong>del</strong>la<br />
presenza <strong>di</strong> tecnici specializzati, le cui attività principali pare ruotassero intorno<br />
agli investimenti <strong>del</strong>la marchesa. Sinforosa era solita servirsi <strong>di</strong> “mastri<br />
fabbricatori” <strong>di</strong> fiducia, chiamati <strong>di</strong> volta in volta a stimare per suo conto l’uno<br />
o l’altro bene in fase <strong>di</strong> contrattazione tra l’erario incaricato <strong>di</strong> condurre<br />
l’operazione, e l’altra parte in causa. In gran parte <strong>degli</strong> atti notarili relativi a tali<br />
compraven<strong>di</strong>te ricorrono, infatti, i nomi <strong>di</strong> Andrea Bea, Giuseppe e Nicolò<br />
Mastrogiorgio <strong>di</strong> Pietracatella, e <strong>di</strong> Giovanni Mastrocinque <strong>di</strong> Macchia<br />
283 U. D’Andrea, Appunti e documenti sulla topografia storica <strong>di</strong> Campobasso, Frosinone,<br />
Tipografia <strong>di</strong> Casamari, 1984, vol. II, pp. 116-117.<br />
284 U. D’Andrea, Appunti e documenti sulla topografia storica <strong>di</strong> Campobasso, cit., p. 144.<br />
285 Ivi, p. 136.<br />
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