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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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assumere: si trattava, in pratica, <strong>di</strong> «accettare le richieste finanziarie e fiscali <strong>del</strong><br />

governo» 7 .<br />

In tale contesto era importante che la preminenza <strong>del</strong>la nobiltà <strong>di</strong> Seggio<br />

fosse riba<strong>di</strong>ta in ogni momento <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>la comunità: «la precedenza <strong>del</strong><br />

rappresentante nobile <strong>del</strong>la Città rispetto ai signori titolati, il suo <strong>di</strong>ritto a<br />

camminare a fianco <strong>del</strong> Viceré nelle gran<strong>di</strong> occasioni pubbliche ci offre una<br />

chiave per rintracciare un or<strong>di</strong>ne gerarchico tra i vari segmenti <strong>del</strong>la nobiltà<br />

napoletana» 8 .<br />

Se la nobiltà <strong>di</strong> Seggio traeva la sua essenza dalla municipalità <strong>di</strong><br />

appartenenza, <strong>di</strong> contro la nobiltà fuori piazza, avendo origini extraurbane, non<br />

aveva sede, né Se<strong>di</strong>le. Per questo le relazioni tra i due gruppi, nobiltà <strong>di</strong><br />

Seggio/nobiltà fuori piazza, assunsero nel corso <strong>del</strong>l’età moderna scansioni<br />

derivanti dalla <strong>di</strong>mensione temporale legata al modo <strong>di</strong> aggregazione alle piazze<br />

citta<strong>di</strong>ne, soprattutto da quando il criterio <strong>del</strong>l’origine geografica fu utilizzato<br />

per negare la qualità nobiliare <strong>di</strong> alcune famiglie ascritte ai Seggi stessi. In tale<br />

contesto i nobili fuori piazza <strong>del</strong>la capitale cominciarono a cercare<br />

l’aggregazione ad un Se<strong>di</strong>le <strong>di</strong> una città provinciale «governata a uso <strong>di</strong><br />

Napoli»: tale step era una tappa interme<strong>di</strong>a per aprirsi un varco nella <strong>di</strong>fficile<br />

ascesa alle Piazze napoletane e <strong>di</strong>venne una pratica talmente <strong>di</strong>ffusa che la<br />

nobiltà <strong>di</strong> Seggio prese posizione opponendosi all’aggregazione <strong>di</strong> nuovi<br />

lignaggi ai Se<strong>di</strong>li. La scelta celava la «volontà dei nobili <strong>del</strong>le Piazze <strong>di</strong> rendere<br />

quanto più possibile vana, con questo mezzo, la pressione <strong>del</strong>le numerose<br />

famiglie che, intorno alla metà <strong>del</strong> secolo XVI, si erano fatte avanti per ottenere<br />

la nobilitazione» 9 .<br />

Anche se le relazioni tra queste gerarchie parallele rinviavano ad un unico<br />

co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> identità culturale, i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> riproduzione sociale erano due:<br />

l’autolegittimazione <strong>del</strong> gruppo con la formalizzazione <strong>del</strong>l’intervento sovrano<br />

per la nobiltà <strong>di</strong> Seggio; il titolo <strong>di</strong> investitura che precisava <strong>di</strong>ritti, privilegi e<br />

prerogative per la nobiltà feudale.<br />

Nobiltà <strong>di</strong> Seggio, nobiltà fuori piazza, signori titolati e baronaggio non<br />

erano, pertanto, sfere autonome ma una configurazione in movimento<br />

7 G. Galasso, La <strong>di</strong>sarticolazione <strong>di</strong> Napoli dal Mezzogiorno, in «Ventesimo secolo. Rivista <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong> sulle transizioni», 20, anno VIII, ottobre 2009, p.14.<br />

8 M. A. Visceglia, Identità sociali, cit., p. 96.<br />

9 G. Galasso, Alla periferia <strong>del</strong>l‟Impero, cit., p. 255.<br />

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