Dipartimento di - Università degli Studi del Molise
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“quota” <strong>di</strong> spose <strong>di</strong> Cristo nella famiglia <strong>di</strong> Sinforosa fu altrettanto elevata.<br />
Prima <strong>del</strong>le sue due figlie, infatti, avevano preso i voti anche le due sorelle,<br />
Porzia e Diana, e la cognata Beatrice Ceva Grimal<strong>di</strong>.<br />
Luogo <strong>di</strong> privilegio, più che “rifugio”, il monastero aveva assicurato<br />
evidentemente alle religiose appartenenti alle due casate «un rapporto armonico<br />
tra me<strong>di</strong>azione spirituale e como<strong>di</strong>tà <strong>del</strong> vivere» 323 . Pressoché tutti i monasteri<br />
napoletani ospitavano un educandato, pertanto la scelta <strong>del</strong>l’istuzione presso cui<br />
collocare le figlie non era casuale da parte <strong>del</strong>le famiglie nobili <strong>del</strong> Regno, che<br />
seguivano criteri legati alla presenza <strong>di</strong> parenti all’interno <strong>del</strong> monastero stesso.<br />
Raramente si incontravano negli educandati ragazze non aventi sorelle, zie,<br />
cugine tra le “velate”. Era frequente, inoltre, che le famiglie si votassero ad<br />
un’unica istituzione religiosa presso la quale, nel corso <strong>degli</strong> anni, destinare alla<br />
formazione o alla vita religiosa le loro <strong>di</strong>scendenti 324 . All’interno <strong>di</strong> uno dei<br />
monasteri presenti nella capitale, come detto in precedenza, si trovavano Porzia<br />
e Diana Mastrogiu<strong>di</strong>ce e, nello stesso luogo, Sinforosa aveva svolto il proprio<br />
educandato tra il 1698 e il 1699. Si trattava <strong>del</strong> monastero <strong>di</strong> S. Potito che, è<br />
lecito supporre, fosse stato scelto da Don Luigi a seguito <strong>del</strong>l’instaurarsi <strong>di</strong> un<br />
complesso intreccio <strong>di</strong> rapporti parentali e sociali iniziati in concomitanza con<br />
le trattative per la stipula <strong>del</strong> contratto matrimoniale che avrebbe legato<br />
Sinforosa Mastrogiu<strong>di</strong>ce a Giovan Francesco Ceva Grimal<strong>di</strong>. Quest’ultimo<br />
lignaggio era presente, infatti, in S. Potito fin dal 1623, anno in cui la<br />
cinquantenne Cecilia Ceva Grimal<strong>di</strong> vi era entrata come educanda il 28 <strong>di</strong><br />
giugno 325 . Monaca dal 27 novembre 1629 col nome <strong>di</strong> Francesca Maria, Cecilia<br />
era la figlia <strong>di</strong> Cristoforo, primo titolare <strong>del</strong> casato per il feudo <strong>di</strong><br />
Pietracatella 326 . Rimasta vedova <strong>di</strong> Vincenzo Capece, ella aveva deciso <strong>di</strong><br />
323 E. Novi Chavarria, Spazi monastici, tecniche e impresa nella Napoli barocca, in<br />
«Dimensioni e problemi <strong>del</strong>la ricerca storica», n. 2, 2008, pp. 31-48, p. 37.<br />
324 Sul monachesimo femminile a Napoli nel Settecento cfr. M. Campanelli, «Una virtù soda,<br />
maschia e robusta». Il monachesimo femminile nel Settecento napoletano, in G. Galasso, A.<br />
Valerio (a cura <strong>di</strong>), Donne religione a Napoli. Secoli XVI-XVIII, Milano, Franco Angeli, 2001,<br />
pp. 139-157.<br />
325 ASDN, Vicario <strong>del</strong>le monache, S. Potito, b. 318-A, fasc. 110, f. n.n.<br />
326 Nel 1566, Cristoforo Ceva Grimal<strong>di</strong> aveva acquistato per 20.000 ducati Pietracatella, per poi<br />
comprarne dalla Regia Corte anche la Portulania nel 1574. Cfr. L. Giustiniani, Dizionario<br />
geografico ragionato <strong>del</strong> Regno <strong>di</strong> Napoli, cit, pp. 186-188.<br />
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