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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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Conca. Sinforosa cedeva una casa «<strong>di</strong> un membro mezzanino» sita nella piazza<br />

<strong>del</strong> paese, in cambio un’altra casa «<strong>di</strong> un membro superiore», <strong>di</strong> proprietà dei<br />

due coniugi, sita «<strong>di</strong> sopra al palazzo <strong>di</strong> detta signora Marchesa». L’accordo,<br />

certamente voluto dalla feudataria, si rivelava conveniente anche per i coniugi<br />

Conca i quali, probabilmente, vennero convinti ad accettare dalla lauta proposta<br />

<strong>di</strong> versare un censo minimo <strong>di</strong> soli 5 carlini all’anno sull’immobile permutato, a<br />

fronte <strong>di</strong> complessivi 6 ducati e 7 carlini <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti feudali che la casa marchesale<br />

avrebbe dovuto esigere in relazione al valore <strong>del</strong> bene 267 .<br />

Intanto, in quello stesso anno, altri due coniugi, Achille Pillarelli e Zenobia<br />

<strong>del</strong>la Porta <strong>di</strong> Pietracatella, schiacciati dal peso dei debiti per i censi non<br />

corrisposti che gravavano sul loro capo, stipulavano con l’erario marchesale<br />

Domenico de Sanctis un patto <strong>di</strong> rinuncia da parte <strong>del</strong>la marchesa ai suddetti<br />

censi, a fronte <strong>del</strong>la cessione <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> una casa «<strong>di</strong> un membro superiore<br />

sita in luogo detto alli Tufi» 268 .<br />

Il caso dei coniugi Pilarelli non era un’ eccezione nell’ambito <strong>del</strong> panorama<br />

feudale <strong>del</strong> Regno nei primi <strong>del</strong> Settecento. La gran parte dei signori, infatti,<br />

speculava su questo tipo <strong>di</strong> situazioni, soprattutto se in ballo c’erano interessi <strong>di</strong><br />

un certo tipo. Come visto in precedenza, infatti, Sinforosa stava in quegli anni<br />

attuando una serratissima politica <strong>di</strong> riscossione dei censi, funzionale alla<br />

valorizzazione <strong>del</strong>la proprietà, per cui l’ottenimento <strong>di</strong> un bene come<br />

risarcimento <strong>di</strong> somme non versate non poteva che costituire una fortuna per la<br />

casa marchesale.<br />

Dal 1734, poi, il progetto <strong>di</strong> ampliamento <strong>del</strong> palazzo baronale <strong>di</strong><br />

Pietracatella si fece più ambizioso, cominciando ad assumere anche precise<br />

linee <strong>di</strong> attuazione. Se precedentemente la marchesa aveva acquistato immobili<br />

<strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni, confinanti col proprio palazzo intenzionata ad inglobare<br />

le nuove proprietà nell’ambito <strong>del</strong>la planimetria <strong>del</strong>la <strong>di</strong>mora signorile, ad un<br />

tratto ella compì un gesto che spinge verso una lettura <strong>di</strong>versa dei suoi progetti.<br />

Il 16 <strong>di</strong> novembre <strong>del</strong> 1734, infatti, personalmente costituitasi innanzi al<br />

notaio Mucci, Sinforosa Mastrogiu<strong>di</strong>ce vendette un fondaco «per non renderli<br />

detto fun<strong>di</strong>co utile, e commodo, e perche così l’ha piaciuto». L’acquirente era<br />

Giuseppe Masella che versò 18 ducati a «detta signora marchesa che n’ave<br />

ricevuto docati <strong>di</strong>eci in contanti in presenza nostra numerati, e li restanti ducati<br />

267 ASCB, Protocolli notarili, piazza <strong>di</strong> Pietracatella, notaio Mucci Antonio, 1728, f. 51r.<br />

268 Ivi, 1728, f. 75r.<br />

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