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del territorio e il numero degli abitanti dello stesso. Agli inizi del Settecento, infatti, Montorio non era un centro molto popolato, mentre Montelongo conosceva un incremento demografico consistente, anche se ciò non determinò una crescita economica importante. Nel 1744 il vescovo Tria, descrivendo l’abitato, attestava la nascita di un nuovo quartiere, conseguente proprio all’aumento della popolazione avvenuto all’inizio del secolo, ma doveva altresì dare testimonianza della scarsa fertilità dei terreni alla quale sopperiva, a suo dire, l’industriosità degli abitanti. Nell’opera, infatti, si legge che la terra di Montelongo «al didentro non ha che una sola strada, che si appella via Reggia, essendo le case disposte di qua, e di là, le quali nella fabbrica non sono disprezzevoli, e mediocremente comode, e vi è anche il palazzo baronale: tutta è circondata da muraglie con due porte, sopra due delle quali sono due torri, una ad Occidente, e l’altra a Settentrione: attaccato all’abitato dalla parte di Occidente vi è un borgo, il quale è stato edificato da quaranta anni in qua. […] Il territorio è assai angusto e insufficiente al proprio bisogno, ma supplisce l’industria degli abitatori, che non tralasciano condursi dove possono, e vivono comodamente» 71 . imponevano soggettive misurazioni dell’estensione di un tomolo, variabili da luogo a luogo. Generalmente era utilizzato il palmo o il passo ma tali unità spesso variavano a tal punto da non poter essere confrontate da feudo a feudo. A tal proposito M. Tanno, Grano e civiltà rurale del Molise, Campobasso, Studio Emme, 2006, p. 124; P. Macry, Mercato e società nel Regno di Napoli. Commercio del grano e politica economica del „700, Napoli, Guida, 1974; C. Salvati, Misure e pesi nella documentazione storica dell‟Italia del Mezzogiorno, L’arte Tipografica Napoli, 1970; E. de Camillis, Tavole di Ragguaglio delle antiche misure agrarie e di capacità in uso nella provincia di Campobasso, Tipografia Alba, 1953. 71 G. A. Tria, Memorie storiche, civili, ed ecclesiastiche della città e diocesi di Larino, cit., pp. 512-513. 34
CAPITOLO II Endogamia di lignaggio: il matrimonio tra Sinforosa Mastrogiudice e Gianfrancesco Ceva Grimaldi II.1 Le trattative Sinforosa Mastrogiudice era figlia del marchese di Montorio, Luigi, e di Beatrice Carmignani, dei marchesi di Acquaviva. Nacque nel 1675 a Bonefro come certificato dal suo atto di battesimo conservato presso l’Archivio parrocchiale del piccolo centro molisano: 1675, die 17 mensi dicembris regio pater frater Oratius de Civita Campomarano guardiano in conventu Sante Mariae Gratiae terra Bonefri, babtizant infantem natam die veneris ora sexta e quarto cinque aude mensis ex illlustrissimo domino don Aloisio Mastro Jodici, marchio Monitorii, et illustrissima donna Beatrice Carmignano marchionissa, coniugi. Cui impositu est nomen Zinforosa Angela Maria Nicoloa, patria fuerant Jhonnes Prospero Fantetti et Catarina Fania 72 . Sinforosa era la prima di quattro sorelle nate tutte nello stesso paese nel seguente ordine: - Antonina Arcangela Fulvia, nata il 30 luglio 1678 73 ; - Arcangela Carmela Porzia, nata il 16 luglio 1679 74 ; - Diana, nata dopo il 1683 75 ; Oltre alle quattro sorelle, il 3 novembre 1680, i Mastrogiudice avevano avuto un figlio maschio del quale l’arciprete Angelantonio Fantetti di Bonefro aveva certificato il battesimo avvenuto nella chiesa di S. Maria delle Rose 76 . I coniugi Antonio Giannotto e Clementa Silvestro ne erano stati il padrino e la madrina, come era accaduto anche per Fulvia e Porzia Mastrogiudice. Al bambino erano 72 APB, Atti di battesimo, 1636-1683, 1675, p. 156. Nell’atto si legge che la madrina di Sinforosa, Catarina Fania, la battezzò per procura di Teresia Vanderejse di Foggia. La cerimonia ebbe luogo nella locale chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Rose. 73 APB, Atti di battesimo 1636-1683, 1678, p. 164. Nelle fonti notarili conservate presso l’Archivio di Stato di Campobasso, la secondogenita dei Mastrogiudice viene sempre denominata semplicemente Fulvia. Dal testamento di Sinforosa Mastrogiudice si apprende, inoltre, che dal medesimo matrimonio Fulvia ebbe due figli, Giacomo ed Elena, ai quali la zia riservò un lascito. Cfr. ASCB, Protocolli notarili, piazza di Sant’Elia a Pianisi, Notaio Pietro Falcone, 1741, f. 43v. 74 APB, Atti di battesimo 1636-1683, 1679, p. 167. Nelle fonti, in particolare negli atti notarili conservati presso l’Archivio di Stato di Campobasso, Porzia viene spesso denominata Popa. 75 L’atto di battesimo di Diana non è stato rinvenuto in quanto l’Archivio parrocchiale di Bonefro non conserva registri successivi al 1683. 76 APB, Atti di battesimo 1636-1683, 1680, p. 171. 35
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P. Villani, Signoria rurale, feudal
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