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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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necessità <strong>di</strong> condurre, più che altrove, contrattazioni serrate tra signore e<br />

vassalli, le quali venivano affidate agli erari locali.<br />

Avendo deciso <strong>di</strong> risiedere a Bonefro dopo la morte <strong>del</strong> marito, Sinforosa si<br />

serviva, infatti, <strong>di</strong> erari che avevano il compito <strong>di</strong> curarne gli affari nei vari<br />

centri. Spesso l’erario obbligava la comunità dei vassalli a fornire gratuitamente<br />

il lavoro annuo <strong>di</strong> una o più persone, le quali venivano incaricate <strong>di</strong> riscuotere o<br />

rinnovare gli affitti; riparare gli e<strong>di</strong>fici; organizzare la vendemmia nei vigneti<br />

coltivati <strong>di</strong>rettamente 180 .<br />

Gli erari cambiavano da un luogo all’altro, spesso anche <strong>di</strong> anno in anno. Tra<br />

i tanti che furono alle <strong>di</strong>pendenze <strong>del</strong>la marchesa, vi fu Domenico Giannessi che<br />

operò nel feudo <strong>di</strong> Gambatesa nel 1722, come attestato da due atti <strong>del</strong> notaio<br />

Mucci <strong>di</strong> Pietracatella recanti quella data. Nel primo si ratificavano gli accor<strong>di</strong><br />

raggiunti da Giannesi con Leonardo Cirella per il versamento <strong>di</strong> un «liquido<br />

annuo cenzo <strong>di</strong> carlini 31, grana 6 e cavalli 9» ad estinzione <strong>di</strong> un debito<br />

maturato dallo stesso Leonardo che aveva tenuto in affitto per tre anni (1719-<br />

1721) il mulino marchesale <strong>di</strong> Gambatesa. Il canone d’affitto complessivo era<br />

stato calcolato in 399 tomola <strong>di</strong> grano che Leonardo, non <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> denaro<br />

corrente, aveva provveduto a versare in parte rimanendo debitore <strong>di</strong> 83 tomola.<br />

Insistentemente l’erario aveva richiesto il saldo <strong>del</strong> cre<strong>di</strong>to, ottenendo solo<br />

«tomola 10 e mezzo <strong>di</strong> grano d’In<strong>di</strong>a al prezzo <strong>di</strong> carlini 4 il tomolo, per un<br />

totale <strong>di</strong> ducati 4 e carlini 2» e «tre some <strong>di</strong> mosto <strong>del</strong>la vendemmia in corso a<br />

20 carlini la soma, per un totale <strong>di</strong> ducati 6» 181 .<br />

Con la medesima insistenza e determinazione Giannessi aveva, nello stesso<br />

periodo, raggiunto altri accor<strong>di</strong> in base ai quali Domenico Massimo, ex erario in<br />

Gambatesa per il biennio 1716-1717, si impegnava a versare un annuo censo <strong>di</strong><br />

ducati 5, tarì 2 e grana 6 alla marchesa. Non essendo in possesso <strong>del</strong> capitale<br />

complessivo <strong>di</strong> 76 ducati, grana 37, cavalli 11 per cui era in debito, Domenico<br />

aveva deciso <strong>di</strong> pagare a rate impegnando «una masseria murata per uso de’<br />

bovi <strong>di</strong> due membri, cioè sottano e soprano, con tomola venti incirca <strong>di</strong> territorij<br />

180 Sul ruolo e sulla figura <strong>del</strong>l’erario si vedano A. Lepre, Feu<strong>di</strong> e masserie, cit.; A. Massafra,<br />

Giuris<strong>di</strong>zione feudale e ren<strong>di</strong>ta fon<strong>di</strong>aria nel Settecento napoletano: un contributo alla ricerca,<br />

in «Quaderni storici», 19, 1972, pp. 187-262; id. (a cura <strong>di</strong>), Problemi <strong>di</strong> storia <strong>del</strong>le campagne<br />

meri<strong>di</strong>onali nell‟età moderna e contemporanea, Bari, Dedalo, 1981; A. Musi, Il feudalesimo<br />

nell‟Europa moderna, cit., 183-196.<br />

181 Leonardo Cirella era padrone in Gambatesa dei seguenti beni franchi e liberi su cui si impose<br />

la gabella: «una vigna <strong>di</strong> tentali 3; un tomolo <strong>di</strong> territorio; <strong>di</strong>versi pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> frutti; un orto <strong>di</strong><br />

capacità <strong>di</strong> mezzo tomolo con un piede <strong>di</strong> olive; altri due pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> olive». La vicenda è riportata<br />

in ASCB, Protocolli notarili, piazza <strong>di</strong> Pietracatella, Notaio Mucci Antonio, 1722, f. 87r.<br />

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