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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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Possiede una grotta nel luogo detto San Donato giusta li beni <strong>di</strong> Michele<br />

Recchia non liquidata <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta perché per uso de’ propri animali 279 .<br />

Purtroppo nulla sappiamo <strong>degli</strong> arre<strong>di</strong> e <strong>degli</strong> interni dei palazzi, <strong>del</strong>la<br />

presenza e <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> mobili e suppellettili. Sappiamo, tuttavia, che<br />

Sinforosa lasciò numerosi pezzi <strong>di</strong> argentria, anche <strong>di</strong> uso quoti<strong>di</strong>ano,<br />

minuziosamente descritti nelle sue volontà testamentali.<br />

III.4 Assetto urbanistico e indotto economico a Pietracatella<br />

Nel Regno <strong>di</strong> Napoli il rapporto tra i baroni e le città <strong>di</strong> provincia sulle quali<br />

si esercitava il potere feudale era, come abbiamo visto, connotato dalla<br />

pressione signorile tesa a rafforzare il controllo sulla vita sociale e<br />

amministrativa, nonché a salvaguardare la reputazione e l’onore <strong>del</strong> casato. Ciò<br />

richiedeva considerevoli sforzi economici da parte dei feudatari. Per le comunità<br />

contava, invece, quanto il baronaggio locale investiva nel feudo e nella propria<br />

corte. In tale contesto la rilevanza urbanistica <strong>del</strong>la <strong>di</strong>mora signorile, il suo<br />

impatto visivo nel contesto citta<strong>di</strong>no e la minore o maggiore modernità<br />

architettonica <strong>del</strong>l’immobile e <strong>del</strong>lo spazio che questo occupava, risultavano<br />

spesso segno anche <strong>del</strong>la <strong>di</strong>namicità <strong>del</strong>lo sviluppo economico locale. Maggiore<br />

era il valore simbolico <strong>del</strong> quale il feudatario intendeva investire la propria<br />

<strong>di</strong>mora in uno dei propri centri <strong>di</strong> potere, tanto più elevati erano gli investimenti<br />

che nel feudo si facevano, soprattutto se questo era parte <strong>di</strong> un più esteso ed<br />

articolato sistema <strong>di</strong> posse<strong>di</strong>menti. Non è escluso, pertanto, che le scelte feudali<br />

relative alla compraven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> immobili, alle ristrutturazioni o a nuove<br />

e<strong>di</strong>ficazioni, potessero sollecitare, più o meno consapevolmente da parte dei<br />

signori, la promozione <strong>di</strong> un indotto economico a vari livelli, non ultimo lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> particolari professioni che per loro stessa natura ruotavano intorno<br />

279 ASNA, Regia Camera <strong>del</strong>la Sommaria, Patrimonio, Catasti onciari, Pietracatella, b. 7479,<br />

ff. 368r - 371v. Il Catasto onciario <strong>di</strong> Pietracatella è conservato nella sua interezza ai ff. 365r -<br />

387v. Il nucleo familiare <strong>di</strong> cui era capofuoco Giuseppe Maria era così descritto «Illustre don<br />

Giuseppe Maria Ceva Grimal<strong>di</strong>, marchese <strong>di</strong> Pietracatella d’anni 36; illustre donna Angela<br />

Maria Piasanelli, moglie d’anni 32; don Vincenzo Maria, figlio d’anni 6; don Francesco, figlio<br />

d’anni 3; don Diego, fratello d’anni 32; donna Sinforosa Mastrogiu<strong>di</strong>ce, madre d’anni 60».<br />

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