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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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a conoscenza <strong>del</strong>l’evento che aveva permesso loro <strong>di</strong> instaurare legami volti al<br />

controllo territoriale anche <strong>del</strong>la fascia bassomolisana. Generalmente, infatti, si<br />

procedeva alla pubblicazione <strong>del</strong>le nozze in più giorni, <strong>di</strong>latando il tempo <strong>di</strong><br />

comunicazione <strong>del</strong>la notizia in celebrazioni eucaristiche <strong>di</strong>stanziate anche <strong>di</strong><br />

mesi.<br />

Il corteo nuziale e i festeggiamenti nella casa <strong>del</strong> futuro marito non<br />

segnavano la conclusione <strong>del</strong> matrimonio. Entro una settimana la sposa doveva<br />

far ritorno nella <strong>di</strong>mora paterna per sottolineare la persistenza dei legami <strong>del</strong>le<br />

donne con la famiglia d’origine, la quale esprimeva in tal modo la <strong>di</strong>sponibilità<br />

a riprendersi la figlia in caso <strong>di</strong> vedovanza – e con essa la dote – ancor più se la<br />

ragazza era ancora sufficientemente giovane da poter contrarre un nuovo<br />

matrimonio con conseguente nuova alleanza.<br />

Le relazioni tra uomo e donna, dunque, erano asimmetriche.<br />

Per la donna le nozze erano un chiaro cambiamento <strong>di</strong> stato: era l’uomo che<br />

conduceva in matrimonio una giovane nella propria casa e non viceversa, e la<br />

sposa era data in dono da un altro uomo, il padre <strong>di</strong> lei, che la portava al futuro<br />

marito. Il termine latino matrimonium valeva <strong>del</strong> resto solo per la donna e<br />

significava l’accesso <strong>del</strong>la fanciulla alla con<strong>di</strong>zione legale <strong>di</strong> sposa e mater, e<br />

non l’unione legale <strong>di</strong> un uomo con una donna. Per Sinforosa matrimonio<br />

voleva <strong>di</strong>re <strong>di</strong>ventare madre in casa <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong>verso da suo padre, laddove<br />

per Giovan Francesco le nozze erano solo l’ultimo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> riti <strong>di</strong><br />

iniziazione che accompagnavano le fasi <strong>di</strong> maturazione <strong>del</strong>la persona.<br />

Il processo non era altro che il passaggio da un uomo all’altro, da una casa<br />

all’altra, <strong>del</strong>la quale la sposa prendeva possesso <strong>di</strong>ventando simbolicamente<br />

adulta 131 .<br />

II.4 La vedovanza<br />

Negli anni imme<strong>di</strong>atamente successivi alla celebrazione <strong>del</strong>le nozze<br />

Sinforosa Mastrogiu<strong>di</strong>ce e Giovan Francesco Ceva Grimal<strong>di</strong> ebbero sei figli,<br />

nati tutti a Pietracatella, dove la coppia risiedeva.<br />

131 A tal proposito G. Zarri, Recinti, cit. D. Lombar<strong>di</strong>, Matrimoni <strong>di</strong> antico regime, cit.<br />

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