Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

signora marchesa, non tanto perché così l’incarica detta sua signora
madre in vigore della presente donazione, ma eziandio per farli cosa
gradita e per dimostrarli il suo devoto animo che la vuol corrispondere
con egual affetto che perciò, in caso di inosservanza di cascuno di detti
pesi, esso signor marchese possa esser astretto in qualsivoglia corte,
luogo o foro ad formam ritus M. C. V. 352
Tuttavia, dopo la stipula del testamento in cui faceva ratificare con
precisione minuziosa le sue volontà nei modi e tempi sovraesposti, Sinforosa
ritornò ancora una volta, seppur parzialmente, sulle proprie decisioni e, di lì ad
un mese, cambiò alcuni legati. È probabile che alla base della decisione ci fosse,
ancora una volta, la necessità di meglio bilanciare il lascito dell’eredità in favore
di Diego.
Per realizzare il progetto Sinforosa ricorse ad un espediente frequentemente
utilizzato a quei tempi in casi analoghi e in quelli relativi alla costituzione delle
doti femminili. Ci si serviva, in sostanza, delle rendite prodotte da diversi corpi
feudali per soddisfare i diritti e le aspirazioni dei cadetti, senza peraltro
intaccare il patrimonio destinato a confluire per intero nelle mani del figlio
primogenito. Pertanto, il 14 maggio dello stesso 1741, in terra di Bonefro,
Sinforosa Mastrogiudice compariva innanzi al notaio per apportare delle
modifiche alla donazione fatta nel passato mese di aprile, di cui era stato
beneficiario il figlio primogenito Giuseppe Maria. In quella occasione
quest’ultimo aveva ricevuto tutti i beni feudali e burgensatici per legge di
investitura feudale ed in vigore dei fidecommessi, nonché i beni allodiali di
famiglia. Si era, inoltre, impegnato a corrispondere al fratello minore Diego un
vitalizio annuo di 200 ducati a decorrere dal giorno della morte della madre.
Quest’ultima dichiarava, ora, che in quella sede si era dimenticata di aver
effettuato una precedente donazione a favore di Diego, il quale aveva ricevuto
tre mulini ad acqua in terra di Bonefro con la facoltà di poterne costruire un
altro. E, per evitare l’insorgere di litigi tra i fratelli, disponeva che Diego
scegliesse tra i due lasciti quello che preferiva rinunciando all’altro 353 . È
probabile che recriminazioni e tensioni tra i fratelli fossero in atto in quel
momento e non dovettero essere di lieve entità se si considera la brevità
dell’arco temporale in cui la marchesa scelse di modificare le sue volontà.
352 ASCB, Protocolli notarili, piazza di Sant’Elia a Pianisi, Notaio Falcone Pietro, 1741, f. 51r.
353 Ivi, 1741, f. 60v.
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