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Dipartimento di - Università degli Studi del Molise

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<strong>del</strong>la libertà, e <strong>del</strong>la industria; le quali sono come i due numi tutelari d’ogni ben<br />

regolato corpo civile. Per i tanti loro agenti, erarj, ed altrettanti ministri, i quali<br />

non sono altrimenti pagati che colle rubberie per cui restano impuniti anche i<br />

parrecidj. Per i governatori, i quali generalmente sono avi<strong>di</strong> e rapaci perché<br />

invece d’esser pagati da’ baroni, compran essi le patente […] per le tante<br />

usurpazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong> terreni fatte alle università, ed agli stessi particolari.<br />

Per la ingentissima somma <strong>di</strong> danaro, la quale deve annualmente escire da una<br />

provincia scarsa <strong>di</strong> derrate e priva affatto <strong>di</strong> manifatture anche necessarie. Per la<br />

intollerabile superbia ed insolenza colla quale alcuni imperano i loro sud<strong>di</strong>ti<br />

ch’essi scioccamente chiamano nostri vassalli […] Di qui l’avvilimento de’<br />

popoli, la loro povertà e miseria. Di qui la popolazione e i lamenti <strong>del</strong><br />

Contado» 240 .<br />

Quando, nel XVIII secolo, le esigenze <strong>del</strong>la rappresentanza locale, seppur<br />

attraverso innumerevoli <strong>di</strong>fficoltà, riuscirono a rendersi interpreti presso il<br />

potere baronale dei bisogni <strong>del</strong>le comunità, queste iniziarono a cercare sempre<br />

più un’ autonomia economica, politica ed amministrativa. Quasi totalmente<br />

isolati geograficamente, i piccoli comuni molisani ricorsero, come tanti altri, al<br />

Sacro Regio Consiglio in Napoli per ottenere le garanzie dei propri <strong>di</strong>ritti<br />

municipali. Usi, privilegi, esenzioni <strong>di</strong> pagamento, e persino grazie, erano<br />

l’oggetto <strong>del</strong> contendere che animava fortemente gli animi dei ceti emergenti<br />

che riservavano gran<strong>di</strong> speranze nella possibilità <strong>di</strong> un intervento statale utile a<br />

regolare i rapporti con i baroni. Così, richieste non sod<strong>di</strong>sfatte o abusi reiterati ai<br />

danni dei vassalli si trasformavano in altrettante controversie giu<strong>di</strong>ziarie che<br />

durarono, nella maggior parte dei casi, fino all’eversione <strong>del</strong>la feudalità 241 .<br />

In tale contesto la vita <strong>del</strong>le <strong>Università</strong>, oltre che da leggi generali e<br />

prammatiche, era perlopiù regolata da norme frutto <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> stipulati tra i<br />

signori, che arrivavano a “capitolare” anche per porre fine ai litigi e ad un<br />

inutile <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> denaro. A Montorio nei Frentani, già nel 1667, era stata<br />

stipulata una convenzione tra l’<strong>Università</strong> e l’allora feudataria Sinforosa<br />

Castelletti, nonna paterna <strong>del</strong>la Mastrogiu<strong>di</strong>ce, riguardante gli introiti <strong>di</strong> una<br />

“defensa” che la Castelletti aveva ceduto in dominio all’<strong>Università</strong> <strong>di</strong>etro<br />

240 Viaggio per lo Contado <strong>di</strong> <strong>Molise</strong>, F. Longano. R. Lalli (a cura <strong>di</strong>), cit., pp.78-79.<br />

241 A tal proposito G. Galasso, Alla periferia <strong>del</strong>l‟Impero, cit.; id. Storia <strong>del</strong> Regno <strong>di</strong> Napoli,<br />

cit.<br />

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