Dipartimento di - Università degli Studi del Molise
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CAPITOLO III<br />
Forme e spazi <strong>di</strong> potere nei territori feudali <strong>di</strong> Sinforosa<br />
Mastrogiu<strong>di</strong>ce<br />
III.1 Gestione <strong>del</strong> feudo, valorizzazione <strong>del</strong>la proprietà<br />
Sino al XVIII secolo la principale risorsa economica <strong>del</strong>la maggior parte<br />
<strong>del</strong>le famiglie aristocratiche era costituta dalla proprietà terriera: la terra aveva<br />
funzioni nello stesso tempo pratiche e simboliche e aveva una soli<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> cui<br />
<strong>di</strong>fettavano le altre forme <strong>di</strong> ricchezza. Al pari <strong>del</strong>la genealogia, poi, garantiva<br />
sicurezza <strong>di</strong> identità. Le proprietà nobiliari, tuttavia, raramente erano costituite<br />
solo da un pur vasto appezzamento <strong>di</strong> terreno agricolo, perchè combinavano<br />
spesso elementi <strong>di</strong>sparati, quali fon<strong>di</strong>, <strong>di</strong>ritti, ren<strong>di</strong>te, poteri che solitamente gli<br />
storici raggruppano in quattro categorie fondamentali: il dominio <strong>di</strong>retto, ossia<br />
la terra controllata <strong>di</strong>rettamente dal nobile, che poteva farne l’uso che più gli<br />
piaceva; il dominio in<strong>di</strong>retto, che riguardava terre concesse a conta<strong>di</strong>ni che ne<br />
traevano un utile in cambio <strong>del</strong>la corresponsione <strong>di</strong> un canone annuo al signore;<br />
una sorta <strong>di</strong> potere politico-giuris<strong>di</strong>zionale che il padrone esercitava sulle terre; i<br />
monopoli economici che avevano vali<strong>di</strong>tà all’interno dei confini feudali quali,<br />
ad esempio, il <strong>di</strong>ritto esclusivo <strong>di</strong> possedere un mulino <strong>del</strong> quale tutti dovevano<br />
servirsi per macinare farina.<br />
Il signore percepiva i canoni d’affitto <strong>del</strong>la maggior parte <strong>degli</strong> abitanti dei<br />
villaggi vicini e aveva bisogno <strong>di</strong> servitori (erari) e <strong>di</strong> aiutanti per garantire il<br />
rispetto dei suoi <strong>di</strong>ritti. Poiché, inoltre, controllava le opportunità <strong>di</strong> lavoro, egli<br />
aveva modo <strong>di</strong> esercitare una certa influenza su tutti quelli che vivevano nel<br />
circondario. Le sue richieste, pertanto, trovavano generalmente sod<strong>di</strong>sfazione in<br />
quanto si tendeva a non metterne in <strong>di</strong>scussione l’autorità 160 .<br />
Nella prima età moderna i nobili, constatato che l’inflazione aveva iniziato a<br />
<strong>di</strong>mezzare le ren<strong>di</strong>te feudali, iniziarono a concentrare la loro attenzione sulla<br />
parte <strong>di</strong> proprietà che controllavano <strong>di</strong>rettamente e iniziarono ad organizzarsi<br />
per reagire alle congiunture avverse. Così, a partire dal XVII secolo - quando i<br />
prezzi dei prodotti alimentari subiro una stagnazione, per poi cominciare a<br />
<strong>di</strong>minuire - gli investimenti nobiliari <strong>di</strong>vennero limitati, tornando ad estendersi,<br />
<strong>di</strong> contro, quando gli stessi prezzi risalirono grazie al rapido incremento<br />
160 J. Dewald, La nobiltà europea in età moderna, cit., p.109.<br />
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