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[84117] Supplemento n. 1 al Bollettino n. 17 del 23/04/2013

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<strong>Supplemento</strong> n. 1 <strong>al</strong> B.U. n. <strong>17</strong>/I-II <strong>del</strong> <strong>23</strong>/<strong>04</strong>/<strong>2013</strong> / Beiblatt Nr. 1 zum Amtsblatt vom <strong>23</strong>/<strong>04</strong>/<strong>2013</strong> Nr. <strong>17</strong>/I-II 44<br />

colonizzazione di contadini tedeschi. Il termine si rifà a "W<strong>al</strong>d" ossia "foresta", e forse<br />

indicava la presenza di una selva di notevoli dimensioni su gran parte <strong>del</strong> territorio,<br />

considerazione che già denota come nella storia il rapporto degli abitanti di V<strong>al</strong>da col<br />

territorio sia stato di rispetto ma anche di fatica, potendo ricavare poche zone sfruttabili<br />

da una porzione di monte posta in estrema pendenza.<br />

Il villaggio pare deriva d<strong>al</strong>l'unione di quattro masi originari, forse rispecchiati oggi d<strong>al</strong>la<br />

tradizion<strong>al</strong>e divisione <strong>del</strong> paese in "cormèi": il "Cormèl da la costa", il "Cormèl de 'l<br />

Pristol", il "Cormèl de le Proàne", quello dei "V<strong>al</strong>èri" e quello sotto la strada di "Busna".<br />

La propria identità emerse, come per Faver, nella lite <strong>del</strong> 1332 contro S<strong>al</strong>orno per i<br />

confini montani verso la V<strong>al</strong>le <strong>del</strong>l'Adige. Facente parte in antico regime <strong>del</strong>la<br />

Giurisdizione di Königsberg, insieme a Faver e a Grauno, l'amministrazione <strong>del</strong> territorio<br />

loc<strong>al</strong>e d<strong>al</strong> medioevo sino <strong>al</strong> 1803 era guidata d<strong>al</strong> Regolano e d<strong>al</strong> S<strong>al</strong>taro, i cui ruoli<br />

vennero definiti nella Carta di Regola <strong>del</strong> <strong>17</strong>28. La sua chiesa antica, di cui rimane il<br />

romanico campanile, conserva lacerti di affreschi romanici. La colonizzazione tedesca,<br />

forse legata ai vicini Masi di Grumes, è documentata nelle "Bornie", la frazione <strong>al</strong>ta di<br />

V<strong>al</strong>da. Ruderi sono presenti ove era ubicata l'antica frazione di Vedàona, ai margini dei<br />

boschi <strong>del</strong>le "Nov<strong>al</strong>ine". Altra frazioncina oggi abbandonata è quella di Ischia, dove le<br />

case erano ombreggiate da <strong>al</strong>ti castagni.<br />

Faver<br />

Faver è comunità con una forte identità. Anche se comunità vicina a centri maggiori <strong>del</strong>la<br />

v<strong>al</strong>le, Faver ha sempre ribadito nei secoli la sua particolarità. Le prime testimonianze<br />

antropologiche sono legate <strong>al</strong> Monte Castion, ove il sito parla anche di antica religiosità,<br />

e <strong>al</strong>la zona di Ponciach. Il paese attu<strong>al</strong>e di Faver è nato probabilmente nell'<strong>al</strong>to medioevo<br />

attorno a varie fucine di fabbri ferrai poste lungo le varie "róge" che d<strong>al</strong> Monte Avvoltoio e<br />

da Ponciach scaricavano le loro acque, a volte burrascose, nel Torrente Avisio. La<br />

propria identità comunitaria è emersa fin dai primi secoli, quando già nel 1332 Faver<br />

sostenne una lite contro S<strong>al</strong>orno per i confini montani. Facente parte in antico regime<br />

<strong>del</strong>la Giurisdizione di Königsberg, insieme <strong>al</strong>le <strong>al</strong>tre comunità <strong>del</strong>la sponda destra<br />

escluse Grumes e Capriana, l'amministrazione <strong>del</strong> territorio loc<strong>al</strong>e d<strong>al</strong> medioevo sino <strong>al</strong><br />

1803 era guidata dai due "Onorandi Regolani" che venivano nominati secondo la "ròda",<br />

di casa in casa. Per l'elezione di <strong>al</strong>tre cariche, come i giurati, non vi erano schede, ma la<br />

scelta era fatta sulla pubblica piazza con fagioli neri (no) e fagioli bianchi (si) gettati in un<br />

cappello di lana infeltrita. Da sempre attaccati fortemente <strong>al</strong> loro paese i faorani sono<br />

descritti da don Giacomo Pojer <strong>al</strong>l'inizio <strong>del</strong> novecento come "popolazione buona,<br />

intelligente, laboriosa, amante <strong>del</strong> decoro <strong>del</strong> paese e <strong>del</strong>la chiesa, generosa per opere<br />

pie". La religiosità e la sua espressione negli edifici religiosi sono sempre state legate <strong>al</strong><br />

luogo, punto di passaggio <strong>del</strong>la grande viabilità che d<strong>al</strong> nord Europa portava verso il<br />

Mediterraneo. La stessa scelta di san Giacomo qu<strong>al</strong>e primo patrono conferma t<strong>al</strong>e<br />

importanza. I faoràni si distinguono per il rispetto <strong>del</strong> sacro, e fu la disperazione quando<br />

la loro chiesa, nominata fin d<strong>al</strong> 1116, venne distrutta dai francesi di Napoleone il 20<br />

marzo <strong>17</strong>97. Ricostruita la chiesa, Faver ebbe nuovamente a riaffermare la sua identità<br />

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