[84117] Supplemento n. 1 al Bollettino n. 17 del 23/04/2013
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<strong>Supplemento</strong> n. 1 <strong>al</strong> B.U. n. <strong>17</strong>/I-II <strong>del</strong> <strong>23</strong>/<strong>04</strong>/<strong>2013</strong> / Beiblatt Nr. 1 zum Amtsblatt vom <strong>23</strong>/<strong>04</strong>/<strong>2013</strong> Nr. <strong>17</strong>/I-II 59<br />
V<strong>al</strong>le di Cembra, a Sover, aprendo una bottega e re<strong>al</strong>izzando notevoli opere, qu<strong>al</strong>i<br />
l'<strong>al</strong>tare <strong>del</strong>la chiesa di San Mauro di Pinè (1647), l'<strong>al</strong>tare <strong>del</strong>la antica pieve di Santa Maria<br />
di Baselga di Pinè (c.a. 1649), e probabilmente lo scomparso <strong>al</strong>tare barocco <strong>del</strong>la chiesa<br />
di San Biagio di Albiano. La bottega era una vera e propria fucina artistica, con<br />
collaboratori di grande rilievo come Giorgio Bols, "indorator de Crementij", Giovanni<br />
Battista Gottanz, "muratòris de Fasa", che collaborò con la bottega Grober per la<br />
sistemazione <strong>del</strong>le ancone lignee nelle chiese, e di grande importanza fu la figura <strong>del</strong><br />
collaboratore Giovanni Battista "Constanz" o "Costanzi" "indorator" di Vigo di Fassa. Il<br />
Costanzi prese dimora a Faver insieme <strong>al</strong> fratello Bartolomeo.<br />
La loro collaborazione con la bottega barocca di Sover fu continua, sia con Giovanni<br />
Battista "il vecchio", sia con i suoi due figli Giorgio e Giovanni Battista. Sono davvero<br />
molte le loro opere che ancora decorano decine di chiese, fra queste in V<strong>al</strong>le di Cembra<br />
gli <strong>al</strong>tari di Sant'Antonio Abate e <strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong> Carmine di Sover, <strong>del</strong>la Trinità di<br />
Segonzano, <strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong>lo Scapolare di Grauno, di San Leonardo di Lisignago,<br />
<strong>del</strong>l'Immacolata di Piazzo, <strong>del</strong>la Vergine Addolorata di Casatta di V<strong>al</strong>floriana, nelle v<strong>al</strong>li<br />
vicine gli <strong>al</strong>tari <strong>del</strong>le chiese di Viarago e di San Giorgio di Serso e molte <strong>al</strong>tre. Dei fratelli<br />
Giovanni Battista Costanzi e Bartolomeo Costanzi di Faver è documentata la<br />
re<strong>al</strong>izzazione <strong>del</strong>l'indoratura <strong>del</strong>lo stupendo <strong>al</strong>tare di Sant'Agata di Faedo, re<strong>al</strong>izzata fra il<br />
1680 e il 1690, in particolare da Bartolomeo. È certo che la famiglia degli artisti Costanzi<br />
ebbe un ruolo di prim'ordine anche in opere artistiche <strong>del</strong>la vecchia chiesa di Faver,<br />
re<strong>al</strong>izzazioni che tuttavia andarono perse nel grande incendio provocato dai francesi nel<br />
<strong>17</strong>97.<br />
Nel corso <strong>del</strong> XVII e XVIII secolo la famiglia Costanzi continuò a collaborare con le<br />
botteghe artistiche soverine. Giacomo Morandini di Cav<strong>al</strong>ese, nato nel 1631, <strong>al</strong>lievo nella<br />
bottega scultorea di Sover, la rilevò <strong>al</strong>la morte di Giovanni Battista Grober il giovane nel<br />
1695. Tra la fine <strong>del</strong> XVII e l'inizio <strong>del</strong> XVIII secolo Giacomo Morandini re<strong>al</strong>izzò pregevoli<br />
opere come l'<strong>al</strong>tare maggiore di San Lorenzo di Sover, terminato nel 1691, l'<strong>al</strong>tare di San<br />
Nicolò a Sevignano e il tabernacolo <strong>del</strong>la chiesa <strong>del</strong>la Santissima Trinità di Segonzano. A<br />
queste opere collaborarono anche i Costanzi come indoratori. Alla sua morte, intorno <strong>al</strong><br />
<strong>17</strong>00, la bottega proseguì col figlio Giorgio Antonio (1671-<strong>17</strong>29) che fu l'ultimo ad<br />
eseguire opere scultoree barocche con indoratura. In quel periodo operava come artista<br />
dei "Costanzi" un certo Giuseppe Antonio, che nel <strong>17</strong>45 è segnato ancora con l'antico<br />
cognome tedesco "Constanz", e suo figlio Bartolomeo. Essi erano ancora "forastieri"<br />
anche se la loro famiglia era a Faver da ormai tre generazioni, ma le norme restrittive sul<br />
diritto di vicinìa a Faver non avevano permesso ai Costanzi di divenire faorani a tutti gli<br />
effetti. Lo saranno però i discendenti di Bartolomeo, il qu<strong>al</strong>e fu l'ultimo ad esercitare<br />
l'antica arte, infatti, terminata la fase storica <strong>del</strong>l'arte barocca con <strong>al</strong>tari lignei dorati, la<br />
famiglia Costanzi rimase a Faver impegnata in <strong>al</strong>tri lavori, ma pur sempre con un ruolo di<br />
primo rilievo nella comunità, tant'è che sui documenti i suoi componenti sono sempre<br />
riportati come "civili e signori" rispetto <strong>al</strong>le <strong>al</strong>tre famiglie, eccettuati i Tabarelli de Fatis, i<br />
cui capifuoco erano segnati sempre come "villici". Famoso fu Luigi Costanzi di Emanuele<br />
Costanzi e Maria Telch. Nato nel 1895, nel 1907 veniva accolto nel Convento di Notre<br />
Dame di Parigi ed in seguito fu cappellano militare nella Grande Guerra.<br />
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