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[84117] Supplemento n. 1 al Bollettino n. 17 del 23/04/2013

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<strong>Supplemento</strong> n. 1 <strong>al</strong> B.U. n. <strong>17</strong>/I-II <strong>del</strong> <strong>23</strong>/<strong>04</strong>/<strong>2013</strong> / Beiblatt Nr. 1 zum Amtsblatt vom <strong>23</strong>/<strong>04</strong>/<strong>2013</strong> Nr. <strong>17</strong>/I-II 62<br />

Grumes e Sover un cappellano che parlasse il di<strong>al</strong>etto tedesco, e, benché Veltroni fosse<br />

probabilmente a conoscenza dei rudimenti di "lingua teutonica", decise di impegnarsi per<br />

uniformare il nucleo tedesco <strong>al</strong>l'utilizzo <strong>del</strong>la lingua it<strong>al</strong>iana. La decisione non voleva<br />

certo contrastare pregiudizi<strong>al</strong>mente la cultura e lingua tedesca dei masi soverini e<br />

grumesiani, rispettata d<strong>al</strong> Veltroni, ma andava a risolvere pacificamente vari problemi,<br />

innanzitutto seguire i dettami conciliari che sollecitavano a <strong>al</strong>lontanare "li todeschi da<br />

nefandi ligami con eresiarchi teutonici". Si legge nell'intervista di Veltroni documentata<br />

nell'archivio curi<strong>al</strong>e, che egli s'impose "de megliorar nello uditorio la volgare parlata, onde<br />

udir a fondo li sermoni et dottrina". L'uniformità linguistica e cultur<strong>al</strong>e avrebbe anche<br />

risolto un problema soci<strong>al</strong>e, infatti verso la fine <strong>del</strong> '500 i due gruppi etnici non andavano<br />

affatto d'accordo: in <strong>al</strong>cuni documenti si legge come si creassero continuamente dei litigi<br />

fra famiglie "Teutoniche" e famiglie "de loco". L'impegno di Veltroni dovette avere grande<br />

efficacia se pochi decenni dopo <strong>al</strong>l'inizio <strong>del</strong> '600 i riferimenti <strong>al</strong> tedesco sui documenti<br />

scompaiono <strong>del</strong> tutto, lasciando pensare che l'uso <strong>del</strong> di<strong>al</strong>etto germanico si sia protratto<br />

solo per qu<strong>al</strong>che decennio nell'ambito famigliare, sino <strong>al</strong>la metà <strong>del</strong> '600, mentre si<br />

diffondeva il di<strong>al</strong>etto loc<strong>al</strong>e che, di matrice ladina, aveva perso l'inizi<strong>al</strong>e purezza per far<br />

posto a usi linguistici portati d<strong>al</strong>la nuova immigrazione di famiglie lombarde.<br />

Il venerabile Fra Barnaba da San Nicola<br />

Il Venerabile Servo di Dio Fra Barnaba da San Nicola, <strong>al</strong> secolo Giovanni D<strong>al</strong>vit, nacque<br />

a Grumes il 7 aprile <strong>17</strong>40, e dopo un'infanzia esemplare ed un periodo trascorso<br />

lavorando come sarto, entrò nel Convento degli Agostiniani Sc<strong>al</strong>zi di San Nicola da<br />

Tolentino in Roma l'11 giugno <strong>17</strong>70. Risplendette in ogni ufficio assegnatoli per umiltà,<br />

obbedienza, carità. Si nutriva di pane ed acqua e riposava su di una panca con una<br />

pietra come cuscino. Morì il 5 gennaio <strong>17</strong>90, col conforto <strong>del</strong>la benedizione di Papa Pio<br />

VI e con la commozione di tutta la città di Roma, per l'aurea di santità che lo circondava.<br />

Vari sono i miracoli attribuiti <strong>al</strong>l'intercessione di Fra Barnaba, come la guarigione <strong>del</strong><br />

grumesino Francesco Faustini da un'ostinata pleurite nel 1878, oppure lo scampato<br />

pericolo <strong>del</strong> 1884: un incendio scoppiato nella "Villa di sopra" minacciava di distruggere<br />

l'intero paese di Grumes. I grumesini si affidarono a Fra Barnaba gridando: "Fra Barnaba<br />

aiutateci" e l'incendio, entro breve tempo, fu domato. Oggi sono ancora conservate una<br />

preziosa tela raffigurante il Servo di Dio nonché <strong>al</strong>cuni pezzetti di stoffa <strong>del</strong> suo abito.<br />

Acqua, uomo e lavoro: le "menade" sull'Avisio<br />

A partire d<strong>al</strong> XVI secolo il ponte fra Grumes, Grauno e Sover fu sempre luogo di sosta<br />

<strong>del</strong>le "menàde". Le "menàde" erano il trasporto di tronchi di legname sull'Avisio tramite<br />

fluitazione. Esse erano seguite da 40 fino anche a 100 e più uomini detti "ménadori",<br />

guidati d<strong>al</strong> "condutor de la menàda", il qu<strong>al</strong>e non solo era responsabile <strong>del</strong>la fluitazione,<br />

ma controllava tutto il percorso da farsi, studiando i problemi <strong>del</strong> tracciato e le protezioni<br />

da erigere per evitare eventu<strong>al</strong>i danni a colture o ponti. Le “menade” avevano inizio<br />

solitamente tra la V<strong>al</strong>le di Fassa e la V<strong>al</strong>le di Fiemme, sul confine tra il Principato di<br />

Bressanone e quello di Trento: il ponte fra Grumes e Sover era considerato la metà <strong>del</strong><br />

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