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[84117] Supplemento n. 1 al Bollettino n. 17 del 23/04/2013

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<strong>Supplemento</strong> n. 1 <strong>al</strong> B.U. n. <strong>17</strong>/I-II <strong>del</strong> <strong>23</strong>/<strong>04</strong>/<strong>2013</strong> / Beiblatt Nr. 1 zum Amtsblatt vom <strong>23</strong>/<strong>04</strong>/<strong>2013</strong> Nr. <strong>17</strong>/I-II 52<br />

"Schulpspichl" è legato <strong>al</strong>l'attività di "portare qu<strong>al</strong>cosa su sp<strong>al</strong>la o schiena". La "C<strong>al</strong>càra"<br />

era situata sempre lungo il Torrente Avisio, luogo dove le bianche pietre c<strong>al</strong>caree <strong>del</strong><br />

torrente, provenienti d<strong>al</strong>le lontane Dolomiti, venivano cotte per lunghe ore, quindi portate<br />

<strong>al</strong> paese e, una volta bagnate e quindi trasformate in c<strong>al</strong>ce, utilizzate per le costruzioni<br />

urbane. La "Tegiàta" era forse una piccola baita. Le "Fedàre" sono termine di<strong>al</strong>ett<strong>al</strong>e che<br />

si rifà <strong>al</strong>le vie o <strong>al</strong>le zone dove passavano o pascolavano le pecore, le "fede". "Lovàre"<br />

erano le trappole che anticamente venivano preparate per catturare il lupo (" el löo", <strong>al</strong><br />

plur<strong>al</strong>e "i lövi") che, insieme agli orsi, abitava un tempo le nostre montagne e causava<br />

non pochi danni. Accanto ad esse vi erano a volte le "bolpare" per cacciare le volpi ("la<br />

bolp", <strong>al</strong> plur<strong>al</strong>e "le bolp").<br />

"Camp da 'l Ors" si riferisce sicuramente <strong>al</strong> periodo nel qu<strong>al</strong>e l'orso era un anim<strong>al</strong>e<br />

comune su questi monti, ed aveva la tana nelle vicinanze di questi luoghi. Il toponimo è<br />

simile a "'l Bus da 'l Ors" a Piscine di Sover.<br />

Capriana<br />

Maria Domenica Lazzeri: la "beata meneghina"<br />

Di rilievo storico e spiritu<strong>al</strong>e per la storia <strong>del</strong>la comunità di Capriana è Maria Domenica<br />

Lazzeri, detta "la beata Meneghina". La ragazza nacque il 16 marzo 1815 a Capriana ed<br />

in gioventù fu a servizio presso il reverendo Santuari in V<strong>al</strong>le di Cembra. Tornata <strong>al</strong><br />

villaggio natio, dopo aver lavorato per anni nel mulino di famiglia, Maria Domenica nel<br />

1833 ebbe una visione in seguito <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e fino <strong>al</strong> 1848 fu costretta immobile a letto,<br />

segnata d<strong>al</strong>le "stimmate": i segni dei chiodi, <strong>del</strong>la lancia che trafisse il costato di Cristo e<br />

<strong>del</strong>la corona di spine erano ben visibili sulla fanciulla, con sangue che sgorgava ogni<br />

venerdì. Possedeva doni qu<strong>al</strong>i l'ubiquità, la preveggenza, la conoscenza di lingue mai<br />

studiate e "sentiva", stando nel suo letto, ciò che veniva detto a grandi distanze (le<br />

omelie <strong>del</strong>la S. Messa oppure le bestemmie e m<strong>al</strong>ignità su Dio e su di lei). Venne visitata<br />

da illustri personaggi, provenienti d<strong>al</strong>l'It<strong>al</strong>ia, Francia, Inghilterra perfino d<strong>al</strong>l'Austr<strong>al</strong>ia.<br />

Beda Weber, Anatole de Segur, Ernesto de Moj, Beda Polding, Streiter, Connely,<br />

Caz<strong>al</strong>es, il conte Shrewsbury, l'Arcivescovo di Sydney, Antonio Rosmini, questi solo<br />

<strong>al</strong>cuni dei nomi. Dottori, religiosi cattolici e non, filosofi e gente comune, tutti si<br />

staccavano da lei colmi di serenità, pace, edificati e redenti, convinti <strong>del</strong>la sua santità. E<br />

ognuno di loro lasciò una testimonianza scritta di ciò a cui avevano assistito.<br />

La "beata Meneghina" rimase per anni senza assimilare null'<strong>al</strong>tro se non l'ostia<br />

consacrata che riceveva una volta <strong>al</strong>la settimana. Si dice che sia durante la sua vita che<br />

dopo la morte abbia operato diversi miracoli. Godette di particolare devozione<br />

nell'Agordino, in Tirolo e da parte di rappresentanti sia <strong>del</strong> clero, che dei medici, che <strong>del</strong>la<br />

nobiltà europea. Dopo anni di oblio e silenzio, il 4 aprile 1995 l'Arcivescovo di Trento<br />

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