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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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agazze erano uscite sull’aia.“Lo vedi com’è? Ho faticato tanto <strong>per</strong> capirlo, ma ora lo amo di più.La penso così. Incontrarsi con <strong>un</strong>o straniero richiede sempre <strong>un</strong>o sforzo, <strong>un</strong>cambiamento di come la pensi e devi vedere se ti va di cambiare. Tramite lui sonoentrata in contatto col pensiero italiano, col suo modo di agire.”“Perché ti sei innamorata.”“Sì ma è stata <strong>un</strong>a passione, non nel senso del sesso, nel senso della sofferenzafortissima. Ma ormai alla sofferenza ci ero abituata, questa non mi faceva paura.”“Non ti sei sentita confusa, disorientata?”“Mi sono sentita strana. Non avevo le basi su cui poggiarmi, tutto era nuovo, nonpotevo abbandonarmi mai all’abitudine. Mi veniva voglia di disapprovare tutto quelloche trovavo diverso in Italia, come se fosse insensato, senza significato.”“Anche a me tutto quello <strong>per</strong> cui si agitano mi pare senza valore.”Camelia sorrise.“Forse <strong>per</strong>ché mi aveva dato tanto, non mi aveva chiesto niente, mirispettava in tutto, e poi mi voleva bene, magari all’inizio solo <strong>per</strong>ché ero bella, mapoi mi voleva bene sul serio, e tu lo vedi, no?Non lo faccio manco scopare.”“Lo vedo. Però l'hai baciato niente male...” oservò.“Dai e dai...Insomma mi sforzai di capirlo, di 'mettere tra parentesi' tutto quello incui credevo, di cui ero convinta, tutto quello che sapevo, <strong>per</strong>fino. Mi sembrava disuicidarmi come cervello, qualche volta, <strong>per</strong>ché è davvero <strong>un</strong>a sofferenza pensareche possono aver ragione loro, che in fondo anche i nostri sono p<strong>un</strong>ti di vista mica idieci comandamenti!”“Io non ci riesco ad ammettere che sono gli italiani, ricchi e distratti, a pensarlagiusta. Sono sciuponi, cattivi, senza Dio, pensano solo ai soldi, ti trattano come <strong>un</strong>rifiuto, non mi riesco a mettere nei loro panni!A parte quelle della scuola mia!”aggi<strong>un</strong>se dopo averci pensato <strong>un</strong> attimo.“Ho sofferto anch’io ma meno di quando mi tenevano alla catena. Mettermi nei suoipanni mi è stato più facile da quando ho visto che lui provava a fare la stessa cosa eche certe cose ce le aveva sullo stomaco.”“Certo <strong>un</strong>a cosa così aiuta, quando ho visto quella storia della gatta, te lo devo dire,<strong>un</strong> po’ mi sono sciolta!”“Insomma poi capisci che due è meglio di <strong>un</strong>o, che non è che <strong>per</strong>di quello che sei mati si aggi<strong>un</strong>ge il meglio di quello che è lui, e scopri tante cose, che prima non è chenon avevi ma che stavano magari tra parentesi. Scopri che ti piace la pasta allacarbonara, ad esempio, o lo zighinì.”“Raccontami <strong>un</strong>a favola della tua terra, le conosci?”“Certo. C’era <strong>un</strong>a volta <strong>un</strong> transilvano, <strong>un</strong> contadino di <strong>un</strong>a... di <strong>un</strong>a nostra regione,<strong>un</strong> altopiano circondato da montagne, <strong>un</strong> giorno sta lavorando nei campi quandoincontra <strong>un</strong> serpente.”“Anche lui, come il mio italiano.”“E anche questo serpente parla e gli chiede aiuto, gli dice che gli stanno dando lacaccia e che <strong>per</strong> favore lo aiutasse, ma quello non sa come nasconderlo ed alla fine,mentre gli altri arrivano, si accuccia , si tira g’ù calzoni e mutande e accetta di farseloentrare dentro…dal sedere.”Kebruysfa già sorrideva divertita.

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