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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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§ Capitolo 17Troppe donneIl fattorino del Pony Express, mi depositò al portone e salii in fretta le scale. Laporta dell'ufficio era a<strong>per</strong>ta e dentro c'era lei, la donna più bella del mondo.Somigliava ad Hedy Lamarr, la più bella donna del cinema. S'era messa a tracolla<strong>un</strong> borsone sportivo, di quelli che usano gli atleti. Occhi verdi e capelli neri.Non ne avevo mai incontrata <strong>un</strong>a così. Dava luce alla stanza. Seni piccoli ma nontroppo, figura asciutta ma non legnosa, gambe l<strong>un</strong>ghissime e tornite, bel sedere,volto enigmatico, scostante. Bianco/nero. Abito attillato nero di maglia senzamaniche, scarpette coi tacchi alti, calze nere trasparenti, pelle bianca, scollaturaaudace, capelli ricci neri orecchie grandi sopracciglia nere, disegnate nette.Bianco/nero. E ciglia l<strong>un</strong>ghissime. Aggiustate col trucco.Non era il tempo di pensare alle donne, mi sentivo piuttosto male, anche se andavoriprendendomi, raggi<strong>un</strong>si la scrivania e mi sedetti.“ Il signor Graziani?”“ Sì.”“ Steve Graziani?”Ebbi voglia di far solo sì con la testa, stanco di dover ripetere la filastrocca. Ma con<strong>un</strong>a donna così ti par giusto anche solo <strong>per</strong>dere tempo.“In <strong>un</strong> certo senso. Mi chiamo Steve.” badai a pron<strong>un</strong>ciare correttamente,all’italiana “ Steve di cognome. Mio nonno faceva il tenente carrista in A.O.AfricaOrientale. Era <strong>un</strong>... estimatore del maresciallo Graziani. Fece il suo attendente <strong>per</strong><strong>un</strong> po'. Mio padre <strong>per</strong> ingraziarselo, mi ha dato <strong>per</strong> nome di battesimo, il cognomedi quel criminale di guerra..”La donna scosse i capelli neri e sorrise.” Non lo conosco. Sono ceca. Mi chiamoOlga, anzi si scrive Ol'ga, con l'apostrofo in mezzo alle quattro lettere. Sa laRepubblica Ceca, <strong>un</strong>a parte della Cecoslovacchia di <strong>un</strong>a volta.” ci pensò “ Lachiamerò com<strong>un</strong>que Steve, come fanno tutti.”L’aveva pron<strong>un</strong>ciato all’americana. Feci di sì e non dissi nulla. Non avevo bencapito come dovevo chiamarla Olga, immaginavo.“ Sono venuta in Italia...”“ È quello che fanno tutti.”“ Sono venuta dieci anni fa. Non sono <strong>un</strong>a profuga dell'ultima ora...”“ Accetto incarichi anche dai profughi dell'ultima ora. Si può dire che non lavoroche con loro. ma ora sono <strong>un</strong> po' impicciato. <strong>Troppi</strong> clienti.”“ Lei non ha la licenza di investigatore privato,vero?”“ No.” C'era poco da dire.La ragazza scrollò le spalle.” A Praga studiavo all'<strong>un</strong>iversità, qui mi sono dovutaadattare.”Immaginavo come, con la sua bellezza travolgente.“ Tutti ci adattiamo.”“ Mi hanno detto che si occupa di indagini.”“ Ho fatto di tutto, questo lavoro non è peggio di tanti altri. C'è <strong>un</strong> sacco di genteche non si può rivolgere alla polizia o ai carabinieri.”

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