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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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§ Capitolo 49Nero d'amoreHitchcock diceva che il dramma è la vita con le parti noiose tagliate. Certamentebisognerebbe tagliare nella vita i tempi morti. La vita somiglia più <strong>un</strong>a telenovela chea <strong>un</strong> film di Hitchcock. Nelle telenovele succede che si sbagli numero dal telefonofisso, che si sbagli strada, che ti raccontino storielle intere, che ti propininocontroscene e controcanti completamente inutili.Lo dissi <strong>un</strong>a volta a D<strong>un</strong>hill, quando la convinsi a portarmi a casa sua, <strong>per</strong>ché avevoin mente di fare finalmente l'amore con lei e la sua casa era lontana, governata da <strong>un</strong>gatto che non mi potè subito sopportare, non so se era geloso o sentiva qualcosa disgradevole nell'odore che, da negro, mi poteva stare addosso.“Ti faccio <strong>un</strong> tè e te ne vai buono buono.”si difendeva lei mentre guidava verso illuogo dell'amore.“Questo è <strong>un</strong> tempo morto che in <strong>un</strong> film cancellerebbero. Noi ci diamo il bacio e c'èla dissolvenza, ci ritroviamo a casa tua”“E ti faccio il t蔓Tu che mi fai il tè è <strong>un</strong> altro tempo morto!”“Sei terribile” mi disse e mentre facevamo l'amore il gatto geloso sbatteva oltre laporta chiusa da tutte le parti.Così devo tagliare tutti i tempi morti e ti devo raccontare di come capitai in quellocale in cerca d'informazioni.“Walatta-Maryam!Che diavolo ci fai qui?”, domandai.“Lavoro”, rispose in tono di sfida. “Diciamo così: lavoro mentre aspetto. Come fa<strong>un</strong>’extracom<strong>un</strong>itaria a guadagnare quattrocento euro la settimana? Con <strong>un</strong> lavoroonesto, almeno.”“Perché è onesto?”, domandai.“Carino!”“Lasciamo <strong>per</strong>dere. Allora sei così quando non ti inguatti nei maglioni sformati!”“Ti piace il mio vestito?”, domandò. “E’ <strong>un</strong>a specie di divisa di lavoro”Quale vestito?Non vedevo vestiti. Vedevo braccia rotonde, larghe spalle, la curvapiena dei seni quasi interamente sco<strong>per</strong>ti, i fianchi messi a nudo e la breve strisciabucherellata di <strong>un</strong> abito di seta rossa.“Sicura che hai <strong>un</strong> vestito?” domandai.“Vuoi sentirlo?Balliamo. Così potrai vederlo e sentirlo, il vestito”“Volentieri. Quello che vuoi, ma questi ritmi....”“Dai. Voglio ballare col mio investigatore privato preferito..”“ Balliamo.”Si alzò e io provai ad alzarmi ma rimasi a sedere, con gli occhi fissi. Erapraticamente nuda; nudità rossonera, abbagliante.Ai miei occhi rimaneva qualcosa di innocente, del primo incontro che le aumentavail fascino. La guaina di seta rossa cominciava appena sopra il seno e la fasciava conmancanze capricciose fino a sopra le ginocchia.

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