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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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§ Capitolo 5Nero fumoLa signorina Yue mi aveva chiesto d’andarla a trovare, aveva <strong>un</strong>a voce da italianacontenta, il padre aveva rin<strong>un</strong>ciato ad averla a casa e si sarebbe arrangiata, comemolti, al di fuori della famiglia. Mi com<strong>un</strong>icò benevola che il suo torturatore, aquanto le avevano detto, cedeva, non poteva esporsi troppo <strong>per</strong>ché era in trattative<strong>per</strong> <strong>un</strong>a promozione.“Vuole occupare l’angolo sud-ovest. Poi ti dico, Steve, non ti cercheranno più, vienie parliamo.”Rividi la signorina Yue ma non le parlai.Più più più, diceva Campana, nevermore ripeteva Edgar Allan Poe.La parte più graziosa di lei era appena dentro il portone della palazzina doveaccettavano di affittare ai cinesi. Riconobbi il vestitino di seta nera che mettevaspesso, era malamente ripiegato verso il tronco e lasciava vedere le gambe nude. Ele scarpette Hogan. Vestito e scarpe erano imbrattati di sangue, tanto sangue, nescorre davvero molto quando si taglia la testa a <strong>un</strong>a <strong>per</strong>sona.Il pavimento era in pendenza, dietro il grosso battente s’era raccolta <strong>un</strong>a pozza.Ness<strong>un</strong>a testa in giro, conoscevo sul polso il tatuaggio; badai a non calpestareniente, la manina sinistra era rivolta verso di me e l’anello trilogy di diamanti,regalo di papà, non era stato rubato.Non pensavo ci entrasse la vecchia cinese.Mi sforzai di osservare attentamente i bordi del collo tagliuzzato.Sfilai con facilità l’anello, sarebbe stato il saldo di quanto mi spettava e l'anticipo<strong>per</strong> la ricerca dell’assassino. Ness<strong>un</strong>o immediatamente fuori dal portone, feci <strong>un</strong>passo di lato senza guardarmi le spalle, presi l’andatura da passante e mi allontanaiin fretta.Purtroppo <strong>un</strong> negro si confonde male coi passanti italiani.Alla fine dell’isolato barcollai appena, avevo voglia di vomitare ma riuscii arimaner dritto.Calpestai <strong>un</strong>a siringa e mi parve di cattivo augurio. Una volta l'ago mi aveva p<strong>un</strong>toil piede passando <strong>per</strong> la suola di gomma. A mamma era entrato <strong>un</strong> chiodo, innocueabitudini di famiglia.Mentre a passo incerto raggi<strong>un</strong>gevo la linea B della metro mi fermai a comprareTopolino e cominciai ad avvolgere il gioiello in cartocci sempre più grandi.Peccato, c’era <strong>un</strong>a storia di Cavazzano, ma quel giorno altre cose erano andate male.Trassi dalla tasca la bustina della farmacia e misi la scatoletta di Plasil, il fedeleantivomito da chemio, nel fazzoletto e l’involto colorato nella scatola.Al nodo di Termini prima di riprendere la metro A, attraversai il flusso della gente<strong>per</strong> raggi<strong>un</strong>gere, accanto al museo, l’angolo di Mimma, la più giovane vagabondae/o barbona di Roma.Meno di trent’anni, a vederla non era tanto diversa dalle più vecchie colleghe.Strage e incesto alle spalle, aveva i capelli impeciati ma tutti neri.

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