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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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§ Capitolo 34Lidia Semenovna VetrovaC'è <strong>un</strong>a parte di me che detesta il lavoro di investigatore, è la stessa che non amafare l'attore. Sono molto diviso, <strong>per</strong>ché fare l'attore è la cosa che mi piace di più e illavoro che faccio mi dà risultati accettabili, quando me li dà. E <strong>un</strong>'arte, <strong>un</strong>artigianato molto particolare <strong>per</strong>ché <strong>un</strong> pittore, <strong>un</strong>o scultore, <strong>un</strong> fotografo, <strong>un</strong>oscrittore, <strong>un</strong> poeta possono anche non vendere, ma ness<strong>un</strong>o può impedire loro diprodurre... ed ora con internet.... tu hai pubblicato tutti i libri tornati tuoi on line.Un investigatore, <strong>un</strong> attore hanno bisogno degli altri, l'attore che <strong>un</strong> regista o <strong>un</strong>produttore gli dicano di sì, gli diano <strong>un</strong>'opport<strong>un</strong>ità, l'investigatore ha bisogno diclienti e di gente che ti consenta di risolvere il caso, gente da trovare, il più dellavolte. Irritante.Lidia Semenovna Vetrosa somigliava alla Marina Vlady dell''Ape regina'.Gli amicila chiamavano Veterok, soffio di vento, e quel giorno , vicino a casa sua, quandoebbi il privilegio di vederla al lavoro, dovetti ammettere che era <strong>un</strong> soprannomeappropriato.Attraversava la strada, prudentemente, sulle strisce, con <strong>un</strong>a mano a proteggersi ilcapo, come avesse mal di testa; guardava le vetrine dall’altra parte della strada edopo <strong>un</strong> po’ tornava indietro, tanto che mi sembrò in caccia e mi fermai a guardarlas<strong>per</strong>ando di vedere qualcosa.Un malcapitato con <strong>un</strong>’Audi e il telefonino all’orecchio incontrò il suo favore, nonl’aveva degnata d’<strong>un</strong>o sguardo e stava sorpassandola tranquillamente quando Lidiacolpì con <strong>un</strong> gran pugno il fanale e, in <strong>un</strong> solo movimento, da ferma, facendo <strong>per</strong>nosu quel colpo come appoggio, schizzò verso l’alto in <strong>un</strong> mezzo salto mortale, nondimenticando di atterrare con grazia sul bordo del marciapiede.Mi avvicinai anch’io mentre il distratto guidatore, con ancora il telefonino in manoscendeva dalla macchina incredulo e dis<strong>per</strong>ato.Lidia Semenovna Vetrova era <strong>un</strong>a etoile del circo di Mosca ed anche a quarant’annisuonati non aveva <strong>per</strong>so bellezza ed agilità. Sulla tempia aveva <strong>un</strong>a ferita<strong>per</strong>fettamente disegnata, da cui sembrava partire <strong>un</strong> filo di sangue.“La schiena, la schiena!”mormorava con <strong>un</strong> affascinante accento straniero, mezzorusso, mezzo francese.Era splendida, con la mano sporca di sangue gli afferrò il braccio, con l’altraaccennava a toccarsi la schiena. Si sedette <strong>per</strong> terra.“Non guardava, telefonava!” lo accusò Kobilka, prostituta in pensione, sua donna difiducia.“Non guardava” confermò <strong>un</strong> vecchietto che mi parve coinvolto emotivamente maestraneo all’inganno truffaldino.“Dovrebbero metterli tutti in galera questi pirati!A me m’hanno rovinato <strong>un</strong>agamba!”.“Non è niente, adesso mi alzo” stava ann<strong>un</strong>ciando coraggiosamente Lidia, chepudicamente tentava pure di coprirsi <strong>un</strong> po’ le gambe.

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