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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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§ Capitolo 2Nero di bugìaI romani della mattina sembrano tutte brave <strong>per</strong>sone e forse lo sono.Bisogna vivere a Roma solo di mattina. Nelle altre fasce orarie girano altrepopolazioni...E' come se, alla stazione Tuscolana, conosci la gente che prende il treno <strong>per</strong>Civitavecchia alle 8 meno <strong>un</strong> quarto. Una com<strong>un</strong>ità in cui c'è la grassona con lafaccia da quadro, la spil<strong>un</strong>gona che quando può mette la minigonna e ti ipnotizzacon le bellissime l<strong>un</strong>ghe gambe, il disabile col bastone che si lascia cadere sullapanchina di metallo, i ragazzi delle scuole. Se prendi il treno che arriva da Terminialle 8 e vent<strong>un</strong>o, c'è tutt'altra gente, le cinesi, le zingare, gli statali, <strong>un</strong> sergentemaggiore dell'esercito in mimetica, <strong>un</strong>a pel di carota venere in miniatura...Per lo stesso prezzo, cioè gratis, ti dirò anche qualche cosa su Roma dato che sononegro etiope e romano, oltre che italiano e adoro questa città dove vivo.Poi l'haidetto tu <strong>un</strong>a volta a Cattolica, che il giallo italiano è localizzato, domiciliato. Dicestipure che nel giallo italiano la città non serve solo <strong>per</strong> fondale spazio-temporale , nonè solo il topos necessario, accanto ai <strong>per</strong>sonaggi della vittima, del colpevole edell’investigatore, nel giallo italiano la città è <strong>un</strong>o dei <strong>per</strong>sonaggi. Sarà <strong>per</strong>altro <strong>un</strong>brutto <strong>per</strong>sonaggio, <strong>per</strong>ché non ne vedremo solo gli aspetti turistici.Arrivai sul primo binario col treno da Civitavecchia e vidi i miei conoscenti in attesasul secondo binario.Erano le nove di mattina quando riuscii a infilare la chiave nella serratura delcancelletto di casa.Ero stordito, le ore con i poliziotti e il magistrato erano state durette. Risponderealle domande di es<strong>per</strong>ti quando si deve tener presente quello che devono sa<strong>per</strong>e equello che non si può assolutamente dire, affatica più della piccola tortura cheBacce, in ricordo del Liceo, mi aveva risparmiato. Komba, Ivoro e Gao siavvicinarono affettuosi <strong>per</strong> strusciarmisi sulle gambe.Nhialik e Segbo mossero appena le orecchie e non aprirono neanche gli occhi. Vidisfrecciar via le ombre di Khmvum e Kal<strong>un</strong>ga, abituati a togliersi di mezzo <strong>per</strong>ché iromani non amano i gatti neri.Il portoncino cigolò e l'odore di Chardonnay felino mi accolse assieme a L<strong>un</strong>a,l'<strong>un</strong>ico gatta di razza della casa, <strong>un</strong>a certosina.Mi avevano fatto mangiare <strong>un</strong> toast di valore archeologico e bere <strong>un</strong> cappuccinoacido.La tazzina di espresso equo e solidale del bar del professore ora mi ballava nellostomaco assieme al cornetto integrale al miele. Sapevo che quel caffè a stomacoquasi vuoto mi avrebbe fatto più male che bene ma non desideravo altro dopo quellasera e quella notte: i momenti migliori li avevo passati in camera di sicurezza.Ness<strong>un</strong> ospite venne a reclamare cibo, tutti molto autonomi, ma tirai fuori dallamadia il pane raffermo, lo bagnai di latte e vi aggi<strong>un</strong>si <strong>un</strong>a decina di polpettine dicarne tritata che s<strong>per</strong>avo ancora commestibili. Non volevo aprire le riserve tattichedi Iams Pesce di Mare.

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