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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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almeno.”“E la storia della trattativa tra Stato e Mafia? E la Camorra che deposita soldi dove lofa il Viminale?Che ne so di cosa bolle in pentola!”“Non ci sono ancora riscontri...c'è <strong>un</strong> processo...”dovetti dire.“E neanche ci saranno!Devi aiutarmi se <strong>per</strong>fino la Polizia sta con lui, devoproteggermi, e non so come.” Spostò verso di me la scatola di scarpe piena di bigliettida 500 sulla scrivania “I soldi non sono <strong>un</strong> problema,capisci, Rosario me l'haregalate. Puoi prendere quello che ti serve ed almeno <strong>un</strong>a mazzetta te la meriterai!”“Secondo me sono proprio questi soldi il problema.”“Non li vuoi? Non accetti di occuparti della mia storia?” fece comparire lacrime infondo agli occhi “ Sono sola e non so a chi parlarne. Mi hanno detto tutti bene di te,<strong>per</strong>sino Gennaro, in qualche modo ti fa pubblicità e ti stima, ti vuole <strong>per</strong>sinoassoldare <strong>per</strong> certe cose sue...”Lasciai lì la scatola di Timberland. Mi feci alc<strong>un</strong>e domande. Stava dietro aSchirinzi? Potevo non rivederla più? Con la morte che già mi aspettava dal didentro? Non potevo <strong>per</strong>derla, sembrava quasi più bella di Hedy Lamarr ed erafantastico sentirla parlare e vederla muoversi. Non l’avrei lasciata sola. Pensai diprovare a salvare capre e cavoli, solo <strong>per</strong> rivederla.Feci come se avessi deciso contro i miei principi.“Va bene. Devo accettare, sono asecco e mi voglio pagare <strong>un</strong>a specie di assicurazione sulla vita. Se posso ci finanzioanche altre indagini di morti di fame.”“Fanne quello che vuoi.”E’ difficile, poi, rifiutare sempre soldi. Soldi di qua e soldi di là, tutti volevanodarmene e potevo farli girare <strong>per</strong> indagini altrimenti senza risorse.Mi baciò su tutte e due le guance prima di andarsene.Adesso dovevo <strong>per</strong>dere <strong>un</strong> po’ di tempo <strong>per</strong> far sa<strong>per</strong>e a Kennedy Mwagona che misarebbe piaciuto vederlo e volevo invitarlo a cena. Passai <strong>per</strong> i posti chefrequentava qualche volta e lasciai messaggi.S’era fatto tardi ma non andai direttamente a casa.Avevo deciso di chiudere l’ufficio recu<strong>per</strong>ando alc<strong>un</strong>e carte che potevano servirmi.Avevo il fiatone <strong>per</strong> aver salito in fretta le scale.La porta dell'ufficio era di nuovo a<strong>per</strong>ta e dentro c'era lei, Walatta-Maryam cheentrava nella mia vita.Anche lei era la donna più bella del mondo ma in quel momento si vedeva poco. Civoleva <strong>un</strong> uomo che amava le donne e riusciva a vederne la bellezza com<strong>un</strong>que sipresentassero.Seni nascosti in <strong>un</strong> golf informe, visibili solo a tratti, quando si muoveva figuragi<strong>un</strong>onica, <strong>per</strong> quanto si poteva intuire, gambe l<strong>un</strong>ghe nei pantaloni neri a lacci,faccetta nera curiosa dall’espressione disfatta…e capelli crespi con la coda di cavallo.Bianco e nero, a parte il rosso scintillante della bocca larga e gonfia. Era alta e aveva<strong>un</strong>a figura esagerata, al p<strong>un</strong>to di essere assurda, ma non tanto assurda da non esserepresa seriamente; seno sporgente, vitino sottilissimo, da vespa, glutei solidi, rotondi eliberi, l<strong>un</strong>ghe cosce possenti, polpacci robusti e caviglie esili. DanzatriceRaggi<strong>un</strong>si la scrivania e mi sedetti.

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