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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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Parlò ancora, meno sportivo. “Sì, ancora non ci sono rimasto. Avverti la signorinaYue e stanotte fammi il solito recu<strong>per</strong>o.”Riattaccò e riattaccai anch’io.Nella Cina antica i f<strong>un</strong>zionari addetti alla musica e, poi, i loro discendentiutilizzarono l’ideogramma che significa musica come cognome.In Italia Yue è la trascrizione di quell’ideogramma secondo il metodo di trascrizionedei caratteri cinesi internazionalmente riconosciuto, il pinyin.Per essere il mio primo vero scontro a fuoco non era andata male, in effetti.Fu in quel momento, forse, che decisi che era il caso di scrivere <strong>un</strong>a specie dicronaca, lasciando <strong>per</strong>dere i racconti alla Roald Dahl che ancora mi ostinavo amandare in giro.Decisi di dar retta a Cané, che me l'aveva chiesto, ma non <strong>per</strong> lui, <strong>per</strong> me.Dovevo scrivere le cose che mi capitavano, <strong>per</strong> tentare di capirci qualcosa non <strong>per</strong>fargli scrivere <strong>un</strong> giallo..Ma intanto anche quello potevaservire a mantenere irapporti. Tendo ad isolarmi.Nel vetro della finestra vidi la mia faccia e feci <strong>un</strong>a smorfia.La morte arriva su ali veloci <strong>per</strong> colui che sfida i potenti.Dal cassetto di sinistra, quello profondo il doppio degli altri, dove gli investigatoriamericani tenevano il whisky ed io il Bitter Campari e il Chinotto, tirai fuori quantorimaneva della B<strong>un</strong>a che mi avevano portato da Addis Abeba.Le bacche di caffè cotte nel burro mi parevano ancora troppo salate.In realtà quella roba non mi piaceva, avrei preferito <strong>un</strong> ritaglio di pizza bianca,croccante o panosa, come quelle che mi comprava mia madre.Gettai la cartata <strong>un</strong>ta nel cestino; avrebbe fatto la gioia di quelli della scientifica.Guardai di nuovo il cadavere del primo uomo che avevo ucciso, poi l'orologio e fecila seconda telefonata, <strong>per</strong> il commissario Baccellieri.“ Ciao, Bacce.”“ Ciao, negro.”Nonostante tutto scossi la testa.“ Ho avuto visite, dopo che te ne sei andato.”“ Sei ferito?”“ No.”“ Morto?”“ Pace all'anima sua.”“ Ma guarda!Un tipo così indifeso! Indizi?”“ Neanche il portafoglio.”“ Vengo. Non hai impegni <strong>per</strong> stasera,vero?”“ Niente di che, mi pare.”“ Disdici tutto. Il capo non ti <strong>per</strong>metterà di lasciarci tanto presto. Se te lo<strong>per</strong>metterà.”Poggiai la Beretta bene in vista sul tavolo e incrociai le braccia.Ricordo che la guardai a l<strong>un</strong>go. Una Beretta 92 FS Inox, fine anni ’70, lasostituzione del vecchio modello 51, la prima d’acciaio inossidabile della casa.Proprio vero, <strong>un</strong>’arma prima o poi ammazza qualc<strong>un</strong>o, diceva papà che di armiaveva <strong>un</strong>a collezione e non avevano ammazzato ness<strong>un</strong>o. Davvero sbagliavo a

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