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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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“ Muqatil non lo sa ma lo saprà.” rispose ridendo” posso sentire qualc<strong>un</strong>o alleelemosine.” e sfoderò <strong>un</strong>o dei quattro telefonini che portava addosso, quellosmartphone..Sfiorò il vetro più volte. Dopo pochi istanti di conversazione scosse la testa e scrissequalcosa sul retro di <strong>un</strong>o scontrino.“ Vorrei sa<strong>per</strong>e pure se <strong>un</strong> fratello negro sta facendo polvere.”“ Muqatil non lo sa ma lo saprà.” rispose ancora ridendo” Ma <strong>per</strong> questo ci vuole <strong>un</strong>po’ di tempoLe cose non vanno sempre come vorresti tu. Ti impicci di troppe cose”Non volli deluderlo.Mi impicciai anche di lui. “ Dì la verità, tu non ti chiamaviMuqatil ibn Suleiman prima di venire qui.” lo accusai prendendo il foglietto.“ Vuoi dire che sono qui con documenti falsi?” finse di offendersi.“Cinesi, credo. Falsi documenti vuol dire matrimonio non valido.”“ Quanti problemi vi fate voi cristiani, il matrimonio non è nelle carte. Se ti sbrighiquello del biglietto lo trovi al caffè H<strong>un</strong>garia, lavora lì adesso.Finii il frullato e preparai in testa <strong>un</strong> itinerario <strong>per</strong> arrivare ai Parioli. Tornai indietrofino al capolinea dell’Otto,con qualche fermata arrivai al ministero dell’Istruzione,con le sue palme davanti, e cambiai tram. Il Tre faceva <strong>un</strong>a strada l<strong>un</strong>ga mapanoramica. Roma sotto la pioggia sferzante ha <strong>un</strong> suo certo fascino, ma <strong>per</strong> me fapoca differenza, mi piace sempre.. San Paolo,l’Aventino, il Colosseo, il colle Oppio,San Giovanni, il Verano, viale Regina Margherita, Reginaa con l’Università deitumori, dove già spioveva <strong>un</strong> po’, poi viale Liegi e piazza Ungheria.Il cieco maneggiava <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ghissima bacchetta bianca e si muoveva con sicurezza sulmarciapiede. Arrivato vicino ai tavoli del caffè H<strong>un</strong>garia, a piazza Ungheria si sedettecomodamente <strong>per</strong> terra accanto al mio tavolino. Stavo inzuppando <strong>un</strong> altro cornetto,integrale al miele, stavolta, nel tardivo cappuccino deca.“ Sono qui.”“ Ti vedo benissimo.”Sorrise.“ Vorrei dire lo stesso.”“ Andiamo! Facevi bene anche lo storpio qualche anno fa ma il cieco è il tuocapolavoro, oltre alla tecnica di movimento, hai proprio l’aspetto e il modo diatteggiare la testa del cieco. Ma io lo so che ci vedi.”“ Non più come <strong>un</strong>a volta. La cataratta! Poi dovrei portare gli occhiali da vista e dalettura e queste lenti nere non mi facilitano.”Sorrisi, mio malgrado. “Che vuoi fare, è lavoro!.Mangia solo chi uccide o chiimbroglia Allora, dimmi che hai visto dalle parti della scuola Repubblica Romana?”.“ Sempre fermo, con quei maledetti occhiali neri, mi guardo intorno, che devo fare?Almeno, a differenza di Sacha che fa la statua, posso muovere gli occhi. La ragazzinal’ho notata, a parte il colore della pelle, le gambe da cicogna, arrivava sempre presto,qualche volta mi dava pure qualche centesimo, che ti fanno tenerezza, loro che purestanno nei guai, quando ti trattano…”“…con solidarietà. con solidarietà. Magari pensava che eri cieco, <strong>per</strong>ò.”..“ App<strong>un</strong>to. Vedi? Li aiuto <strong>un</strong> po’ a tirar fuori il meglio di loro. Ma tu non sai quantagente ci crede benissimo che sono cieco, ma non mi dà <strong>un</strong> soldo. Anzi li vuole <strong>per</strong>non vedere, come il vigile. O quello del pizzo.”

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