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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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ancora più vecchio, su <strong>un</strong>a poltrona a rotelle. Aveva cento anni ma non era questo,sopra il bar del Caffettino c'era <strong>un</strong> centenario che gli avevano fatto <strong>per</strong> ilcompleanno tre torte, <strong>un</strong>a <strong>per</strong> l'<strong>un</strong>o e due <strong>per</strong> gli zero.Ma sembrava stanco ma inottima salute. Il signor Quinto dimostrava <strong>un</strong>a settantina d'anni e dovevi vederlomentre portava a spsso il cane neurolabile. Lo dominava.Il generale no, sembrava molto malato, ma mi guardò con i suoi occhi neri pieni divigore.La faccia era di pietra, le labbra bianche, il naso affilato, le tempie incavate, leorecchie a sventola staccate dai pochi capelli rimasti. Il corpo esile e ossuto erainfagottato in <strong>un</strong>a veste da camera marrone, sulle ginocchia <strong>un</strong>a co<strong>per</strong>ta di lana.Le mani magre, deformate dall’artrosi avevano le <strong>un</strong>ghie bluastre ed eranoabbandonate in grembo.Meniconi si fermò davanti a lui e disse:“ Steve Graziani, generale.Il malato non si mosse, non parlò, non fece nemmeno <strong>un</strong> cenno; si limitò aguardarlo tra gli occhi socchiusi. Meniconi gli spinse <strong>un</strong>a poltrona di plastica da bardietro le ginocchia e Steve si sedette .Poi il generale parlò, con <strong>un</strong>a voce che sembrava venire da lontano.“ Portateci <strong>un</strong> caffè, Meniconi. Come prendete il caffè, signor Steve?”“ Amaro.”Meniconi si allontanò tra le piante e il generale parlò di nuovo.”A me, il caffèpiaceva con la panna... Potete levarvi la giacca, fa caldo <strong>per</strong> <strong>un</strong> uomo che abbia <strong>un</strong>atem<strong>per</strong>atura normale.”Mi tolsi la giacca Burberry e mi asciugai il viso e il collo col fazzoletto che non eraimmacolato. Ce n'è pochi anche che portano i fazzoletti di stoffa, ormai..Un leggero sorriso gli sfiorò gli angoli della bocca.” Potete fumare.”“ Ho smesso da qualche anno.”“ Ho dovuto smettere anch’io, ho <strong>un</strong> sacco di guai oltre alle gambe paralizzate.Posso mangiare poche cose, la deglutizione, capite? e non dormo quasi <strong>per</strong> niente.Vivo <strong>per</strong> scusa.”Il generale socchiuse gli occhi e mosse il capo, come se il peso della testa fossetroppo <strong>per</strong> il collo. In quel momento ritornò Meniconi, spingendo <strong>un</strong> tavolino arotelle attraverso il terrazzo. Versò il caffè <strong>per</strong> me ed <strong>un</strong>a tazza d’orzo <strong>per</strong> ilgenerale.Assaggiai il caffè, mentre il generale beveva il suo orzo e si leccava le labbra.“ Parlatemi di voi, signor Steve.”“ Ho poco da dire. Per <strong>un</strong> certo <strong>per</strong>iodo ho studiato all’<strong>un</strong>iversità e mi soni laureato.Legge. Poi dato che sono italiano e sembro extracom<strong>un</strong>itario, ho pensato che nonpotevo che vivere a metà strada tra gli <strong>un</strong>i e gli altri.“ Siete <strong>un</strong> po' cinico “ osservò il vecchio “Me l'avevano detto.”“ Sono molto insubordinato, generale.”“ Avevo <strong>un</strong> ascaro, così, <strong>un</strong> capo. Lo ero anch'io insubordinato, signor Steve. Nonabbastanza, <strong>per</strong>ò. Che cosa sapete della mia famiglia?”“ Mi hanno detto che siete vedovo e padre di due figli, tutti e due all’estero,insegnano in due <strong>un</strong>iversità.Siete stato in Etiopia e avete, come dire, lasciato tracce notevoli. Di voi si dicono

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