10.07.2015 Views

SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

mano sinistra prima che Toto potesse far scattare il grilletto.Da me non se l'aspettava. Col colpo rapido di Kennedy riuscii a tirar indietrol'otturatore <strong>per</strong> impedirgli di sparare. Con la continuazione dello stesso gesto storsil'arma rompendogli il dito e mentre stava ancora urlando <strong>per</strong> la sorpresa e <strong>per</strong> ildolore, girai la pistola contro di lui e trovai il modo di far partire il colpo, spingendocon l'altra mano il suo dito che era ancora nel guardamano del grilletto. Bello , ilguardamano del grilletto, l'ho preso dal Premoli, il vocabolario nomenclatore.Un altro morto. Ero in proroga. Ci vuol tanto poco ad ammazzare la gente.Davanti, Mikis urlò e cercò di girarsi, ma aveva preso velocità e, sulla tangenziale,non c'era niente che potesse fare.Mi asciugai il sudore sulla fronte, ripresi la Government dalla tascadell’im<strong>per</strong>meabile del killer che era riverso sul sedile la impugnai ed appoggiai ilgrosso foro contro la nuca dell’autista. Ancora <strong>un</strong> po’ di scena da fare.Mikis mosse la testa e piagnucolò piano mentre cercava di controllare l’auto.“Gira <strong>per</strong> il Cimitero. Nomen omen. Quando scendiamo al Verano, ti dico doveandiamo. Non fare il furbo. Preferirei non ammazzarti <strong>per</strong>ché con la Grecia latroika s'è comportata molto male. In onore dei tuoi compatrioti vessati e maltrattatianche da me, potrei lasciarti la vita.”Anche <strong>per</strong> fare il duro dal cuore gentile c'è modo e modo.Rimase ossessivamente calmo, e quando arrivammo sotto le alte mura del cimiteromonumentale, dove si può giocare a tennis da soli, col tifo dei morti, feci fermare lamacchina e gliela feci passare con <strong>un</strong>a gran botta in testa del calcio della pistola.Il caricatore aveva <strong>un</strong> bel fondello in gomma dura Ma non me ne avrebbe voluto<strong>per</strong> quel colpo.Scesi, controllai di non avere evidenti macchie di sangue addosso e mi avviai versoS.Lorenzo.Il dolore al polpaccio era poco, non rappresentava certo <strong>un</strong> gran problema, adesso.Mi lavai la morte di dosso alla prima fontanella e bevvi tanta acqua da scoppiare.Vomitai quel poco che c’era da vomitare e bevvi ancora. Poco.Non avevo ancora fatto l’abitudine ad ammazzare la gente.Al bar di fronte alla fontanella mi tirai su con <strong>un</strong> fernet.Al primo negozio di pizza al taglio mi concessi 60 centesimi di pizza bianca alrosmarino e la vomitai subito.Zoppicando zoppicando mi avviai verso la pensione Fermai <strong>un</strong> taxi di passaggio,come succede in America e mi scaraventai dentro ricordando l'ultima volta che eroentrato in <strong>un</strong>a macchina.Mi doleva il polpaccio. Mi fermai poco al negozio dell’indianina, controllai che lostomaco poteva trattenere due supplì e feci scorta di pizza foggiana <strong>per</strong> il giornodopo, non volevo darle fastidio <strong>per</strong> portarmela, poi me ne andai. Mi sarei messofermo a letto. Per almeno tre giorni. O quattro. Avevo da leggere e delle iniezioni dafare sulla pancia.Dovevo guarire dal trombo prima di andare al penultimo app<strong>un</strong>tamento. Forseavrei dovuto star fermo di più. Magari <strong>un</strong>a settimana.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!