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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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§ Capitolo 32Nero di piomboMi faceva sempre più male il polpaccio ma piano piano ero riuscito a raggi<strong>un</strong>gere lascalinata dell’Ara Coeli. Ci si abitua a tutto.Ero travestito da negro elegante ma nella valigetta avevo <strong>un</strong> caricatore di riserva equalche bottiglietta d’olio che avevo comprato lì vicino a Mozzarellamania Food.A parte il nome era <strong>un</strong>o dei negozi <strong>per</strong> cui vale la pena di vivere a Roma. La pistolame l’ero messa alla cintura e la giacca Burberry rimediata da Omero e Cecilia, a viadel Governo Vecchio, la nascondeva a meraviglia, la taglia era <strong>un</strong> po’ troppo grandema nell'usato non è facile trovare esattamente quello che ti serve..Ora copriva benela pistola.In genere mi procuro al mercato di via Sannio i vestiti, nuovi o usati, ma da Omerosi trovano occasioni speciali che hanno il sapore del lusso della mia famigliad’origine. Perché mio padre era <strong>un</strong>o Steve, casato d’origine anglotedesca e miamadre era <strong>un</strong>a De Bardi di Firenze; solo gente snob come loro poteva fregarsene atal p<strong>un</strong>to delle convenzioni ed ostentare <strong>un</strong>a famiglia zebra.Mi hai sempre rimproverato il mio pau<strong>per</strong>ismo d’accatto ma saresti stato orgogliosodelle mie spese del giorno prima, non solo la giacca, ottimo stato, bottoni originali,<strong>un</strong>a minuscola scucitura alla fodera, m’ero fatto conquistare anche da <strong>un</strong> trench,fodera scozzese, che la sera occhieggiava, inutile, o quasi, dall’armadio zoppo dellapensione Stanton.Quando re Edoardo <strong>per</strong> farsi dare il suo im<strong>per</strong>meabile di gabardine chiese gliportassero il Burberry, il nome era rimasto; mio padre lo chiamava così e lometteva sempre, più <strong>per</strong> <strong>un</strong> omaggio a Bogart che <strong>per</strong> l’eleganza britannica. Anchecon <strong>un</strong>a scassata Beretta alla cintura e svariati assassini alle calcagna, era queltrench che mi faceva sentire <strong>un</strong> investigatore privato vero come quelli della miaadolescenza.Quel giorno, da buon negro elegante, con <strong>un</strong>a buona rasatura, fatta da <strong>un</strong> barbiere,che mi aveva pure sistemato i capelli, potevo essere <strong>un</strong> diplomatico, <strong>un</strong> professore<strong>un</strong>iversitario, <strong>un</strong> dirigente della FAO, lo portavo negligentemente sul braccio, comefosse <strong>un</strong> fastidio tirarmelo dietro con quell’aria così dolce.Il fastoso Burberry, che vergogna! Giocherellavo divertito con le fibbie di pelle <strong>un</strong>po’ logore. Già dalla guerra boera tutti i generali e gli ufficiali lo avevano adottatoed era come <strong>un</strong>’<strong>un</strong>iforme già prima che il Ministero della Guerra e l'Ammiragliatoinglesi lo facessero diventare <strong>un</strong> eroe di guerra.Trench sta <strong>per</strong> trincea ma anche i Royal Flying Corps se lo mettevano condisinvoltura ben prima che Humphrey se lo cucisse addosso.Lo avevo provato e m’ero <strong>per</strong>duto a guardarmi nello specchio. Mi stava a pennello esessanta euro sembravano giusti, sacrificabili; anche se ero negro me lo meritavo dipossedere quel mitico im<strong>per</strong>meabile di foggia militare prima di morire.Mi sarei contentato di sembrare Ezzy Sheridan magari, più che Spade o Marlowecon indosso quell’<strong>un</strong>iforme <strong>per</strong> la mia vita da investigatore, ma erano tutti bianchi

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