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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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§ Capitolo 62Ute e la salute cavolettiVenire da Ute era stata <strong>un</strong>a buonissima idea.Stavo migliorando col dolore alla gamba. Facevo le iniezioni regolarmente e restavoa letto a leggere gialli.Dap<strong>per</strong>tutto <strong>un</strong> odore fresco, di muffa umida, come nello scantinato di S. GiovanniBattista De Rossi o nel buco nero, il covo degli scout al Santa Maria..L’altezza delle mura mi ricordava invece proprio <strong>un</strong>a cattedrale.Gli spazi amplificavano i suoni, sentivo i passi di Ute mentre scendeva le scale. Nonavendo molto da fare oltre che stare sdraiato a curarmi e pensare, avevo deciso discrivere ma niente di fiction, non volevo scriverti, anche se poi come vedi, hocambiato idea. Provai a buttar giù qualche istruzione <strong>per</strong> il mio socio, nel casoavessimo potuto veramente, in futuro lavorare insieme.Qualcosa che mi aveva detto Ute mi aveva messo la pulce nell’orecchio.Qualche lettera l’ho ritrovata e la posso trascrivere, come <strong>un</strong>a in cui gli spiegavoqualcosa sui rapporti che doveva <strong>per</strong> forza tenere, in quel <strong>per</strong>iodo con Muqatil.“Caro Zippo,i professionisti amano non mettersi in mostra e questo vale <strong>per</strong> delinquenti einvestigatori, <strong>per</strong>ché essere anonimi è avere <strong>un</strong>a possibilità in più, non aver faccia è<strong>un</strong> ferro del mestiere, sembrare <strong>un</strong>a nullità è la migliore garanzia di successo.Capisci bene che <strong>un</strong> italiano negro non è facilitato da questo p<strong>un</strong>to di vista. Macome negro c’è invece il vantaggio dei camerieri, già sco<strong>per</strong>to da Chesterton tantianni fa, ness<strong>un</strong>o ti guarda veramente in faccia <strong>per</strong>ché non sei <strong>un</strong>a <strong>per</strong>sona, sei <strong>un</strong>extracom<strong>un</strong>itario e questo basta, <strong>un</strong> po’, come i cinesi che prima si diceva che eranotutti uguali.Un buon criminale sta co<strong>per</strong>to ma qualc<strong>un</strong>o sempre lo conosce, <strong>per</strong>ché ness<strong>un</strong> uomoè <strong>un</strong>’isola, <strong>per</strong> il lavoro che fa deve avere rapporti con altre <strong>per</strong>sone, fidarsi diqualc<strong>un</strong> altro e, alla fine, anche a starci attento finisce col mettere su com<strong>un</strong>que <strong>un</strong>arete di rapporti, il che comporta che <strong>un</strong> bel numero di informazioni vengono aconoscenza di <strong>un</strong>a certa cerchia di <strong>per</strong>sone, sia pure molto ristretta.Gente come noi ha <strong>un</strong> accesso più facile a questa cerchia misteriosa, più di <strong>un</strong>poliziotto o di <strong>un</strong> carabiniere. Se ottieni in qualche modo fiducia, ti si apre <strong>un</strong>mondo segreto che confonderebbe chi<strong>un</strong>que.Un metodo di indagine molto diffuso tra gli sbirri è non far altro che aspettare <strong>un</strong>asoffiata o fare il giro degli informatori.Gli informatori sono gente strana e, in parte li conosci anche tu.Ci sono quelli istituzionali e gli altri. Gli informatori istituzionali sono lo strumentobase di carabinieri e polizia. Li pagano e non li mandano in galera <strong>per</strong> quello chefanno e loro scambiano <strong>un</strong> po’ di informazioni <strong>per</strong> l’imm<strong>un</strong>ità, in genere quello chenell’ambiente tutti sanno meno la polizia, magre informazioni, ma sempre meglioche niente. Li individui facilmente, a sentirli sembra che paghino i poliziotti <strong>per</strong>aver via libera, millantano “amicizie” importanti, minacciano i deboli e gli sciocchi,

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