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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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Volevo chiamarlo <strong>per</strong> dirgli di Kennedy Mwagona, il nostro killer amico, poi lasciai<strong>per</strong>dere.M'ero esposto troppo, avrei dovuto rimanere a letto a curarmi il trombo.Le cose continuavano a peggiorare e quando scorsi Toto, mi resi conto chescottavo davvero. Dovevano essersi accorti che ogni tanto andavo alla stazione atelefonare, ero stato imprudente. La specialità di Toto erano le uccisioni in grandestile e rappresentava, da prima che arrivasse Kennedy a Roma, il grado più alto, laCassazione delle esecuzioni su contratto. Non lavorava mai <strong>per</strong> meno di <strong>un</strong> tesoro acontratto. Per questo lavorava poco, ma era pigro e preferiva, come diceva Catalano,poco lavoro ben pagato a molto lavoro pagato male.Mi allargo <strong>un</strong> po' <strong>per</strong>ché se leggi queste parole sai che non sono morto. Ancora.Toto aveva cominciato come sicario della Mafia.Non m’aveva guardato, non sembrava andare da ness<strong>un</strong>a parte precisa e svicolai viacercando di mischiarmi con gli extracom<strong>un</strong>itari.Evitai la pensione ed ero quasi arrivato a S. Maria Maggiore, la cattedrale di papaFrancesco, (che gli dei lo benedicano!) quando mi raggi<strong>un</strong>sero.Scena d'azione. La canna di <strong>un</strong>a pistola co<strong>per</strong>ta da <strong>un</strong> giornale mi toccò leggermentealla schiena.Mi voltai e Toto mi guardava sorridendo con la sua bocca storta. La linea dellelabbra si collegava con quella della cicatrice che aveva sul mento. Insisteva a nonfarsi aggiustare la bocca ed era la battuta trita che faceva al bar.Una barzelletta vecchia che, da piccolo mi raccontò mio padre.'Dammi qualcosa <strong>per</strong> aggiustarmi sta bocca' e il barista non gli rispondeva mai, era<strong>un</strong> modo di rinvigorire la sua autorità.Ebbi <strong>un</strong> attacco di panico. L'horror corre <strong>per</strong> strada.“Mi hanno detto che sei diventato <strong>un</strong> duro, Steve.” mi salutò.Poi, venne di fronte a me. mi disarmò, lasciando cadere la Government nella tascadel suo im<strong>per</strong>meabile. Notai che era <strong>un</strong> Aquascutum. Preferisco i Burberry ma nonglielo dissi..Vidi <strong>un</strong> ragazzo con le ingessature che pareva Zippo in lontananza.La macchina era <strong>un</strong>a Audi di tre anni prima. Si fermò silenziosamente e Toto aprì losportello posteriore.Entrai ed il killer si sedette alla mia destra, tenendomi distrattamente la pistolap<strong>un</strong>tata contro la pancia.In fondo avrei potuto morire <strong>per</strong> il sangue infetto che altri killer dal colletto bianconon avevano ritirato dal mercato, <strong>per</strong>ché sarebbe stato troppo costoso. O a Taranto<strong>per</strong> i tumori dell'inquinamento dell'Ilva. Killer <strong>per</strong> Killer preferivo Toto e le suepallottole. Sospirai <strong>per</strong> farmene <strong>un</strong>a ragione, morire era com<strong>un</strong>que previsto nellamia vita. Più presto, probabilmente che nella vita degli altri.Mentre entravo in macchina vidi Zippo, era lui, che da lontano agitava la canadese<strong>per</strong> salutarmi.Avrei dovuto spiegargli che non si dà così l'ultimo saluto a <strong>un</strong> amico.Se ne andò a dire a tutti che mi avevano fatto fuori, avesse avuto le gambe a posto sisarebbe pure rimpinzato di doping.Quando l’auto si staccò dal marciapiede, l’autista, <strong>un</strong> greco che guidava come <strong>un</strong>

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