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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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§Capitolo 29Nero di PeceL’ingiustizia di dover lasciare la tana mi prendeva alla gola. Ho preso il dizionario.Per lo Zingarelli l'ansia è <strong>un</strong>o stato emotivo spiacevole, accompagnato da senso dioppressione, eccitazione e timore di <strong>un</strong> male futuro, la cui caratteristica principale èla scomparsa o la notevole diminuzione del controllo volontario e razionale della<strong>per</strong>sonalità.Abbiamo tutti dentro <strong>un</strong> mondo di cose: ciasc<strong>un</strong>o <strong>un</strong> suo mondo di cose! Edabbiamo tutti <strong>un</strong> posto amico dove il nostro mondo di cose trova rifudio. La miacasa e i miei gatti.Dovevo prendere <strong>un</strong> ansiolitico, dovevo ancora avere <strong>un</strong> po' di Rizen, e pensare aquello che dovevo fare. Anna m’aveva detto che l’ansia è il tentativo di trattare conqualcosa che riguarda il passato o il futuro e mi conveniva immergermi invece nelpresente, senza lottare ma vivendo, <strong>per</strong>ché occupandosi del presente si spezza ilcircolo vizioso che lega all’ansia, si uscirebbe dal feedback negativo.Da mezz’ora m’imponevo di vivere nello squallido presente, ma non siinterrompeva la catena dell’ansia. Alla fine nel borsone avevo messo le miemedicine, Rizen compreso, <strong>un</strong>a tuta termica, berretti, due cambi di biancheria,Tuttocittà, maglione, scarpe leggere, il kit di sopravvivenza con tre tipi diapriscatole, gli ori della scatola che mamma teneva a portata di mano in caso di<strong>per</strong>icolo, l’agenda telefonica, forbici, coltelli e posate da picnic , documenti vari, ilvolumetto delle o<strong>per</strong>e di Orazio della editrice Salerno.Istantaneamente, occupandosi del presente, si sentirà la bellezza della vita, dellecose che ci sono intorno. Così dicono. Orazio sarebbe d'accordo.Il cartoncino su cui la signorina Yue aveva disegnato la pron<strong>un</strong>cia del mio cognomein mandarino mi venne tra le mani mentre cercavo <strong>un</strong> giallo da rileggere.Misi dentro anche quello, <strong>per</strong> ricordarmi di lei. Forse quella donna infelice, tantodiversa dal nostro ideale di bellezza, mi aveva intrigato anche fisicamente.Non c’era altro motivo <strong>per</strong>ché mi fossi fissato sulla grazia della posizione delle suegambe. Forse, con la l<strong>un</strong>ga astinenza da ospedale e da depressione, stavodiventando <strong>un</strong> maniaco.Mi piacevano com<strong>un</strong>que quei tre ideogrammi, non so <strong>per</strong>ché, mi ci riconoscevo,quasi.Il telefonino lo portai ma non potevo accenderlo, gli tolsi anche la batteria, tanto<strong>per</strong> essere più sicuro..Il trucco da extracom<strong>un</strong>itario che avevo sfoggiato a Fogna city e il completo danegro ricco ed elegante esaurirono lo spazio nella borsa.Misi in giro <strong>un</strong> sacco di cibo <strong>per</strong> gatti che rimanevano.. Nhialik rimase indifferente,Segbo osservò freddo le ciotole ma Waka, Ruhanga, Mwari e Mur<strong>un</strong>gu, i ghiottonicominciarono subito a spolverare tutto. Gamab non era in vista. Ogni tanto cisarebbe passato Zippo, avevano solo i nomi degli dei africani, in realtà avevanobisogno degli uomini...e forse questo valeva anche <strong>per</strong> il Dio dei bianchi..

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