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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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§ Capitolo 9Camelia(Non te lo scrivo in soggettiva <strong>per</strong>ché non c'ero, com<strong>un</strong>que se fai tutto come fossi ilnarratore onnisciente e onnipotente, non ti importa. Tutto vero ma l'ho saputo allafine)L’azienda agraria sembrava abbandonata da molto tempo, i campi intorno eranoincolti, pieni di erbacce.Un capannone dal tetto disastrato ancora proteggeva i resti di alc<strong>un</strong>e macchineagricole, la stalla era abbandonata e mostrava di essere stata <strong>per</strong> qualche tempousata come officina.Una strada bianca non asfaltata terminava sull’aia e poco lontano le rocce dellamontagna cominciavano ad accumularsi, interrotte dalla bassa vegetazione.Il paesaggio era selvaggio, a parte la casa costruita alle pendici della montagna, soloi piloni dell’elettricità ricordavano l’o<strong>per</strong>a dell’uomo. Una presa volante dal pilonepiù vicino, assicurava l’energia elettrica. Un pozzo continuava a fornire acqua.Le due camere davanti della casa erano ancora abitabili, dietro il tetto era crollato ele rovine affioravano dai calcinacci.La ragazza che uscì dalla porta di legno era molto bella, capelli castani, occhichiari, <strong>un</strong>a figura <strong>per</strong>fetta, le piccole mani sempre in movimento, i piccoli piedicalzati da <strong>un</strong> paio di scarponcini pesanti. La linea serrata delle labbra dava al viso<strong>un</strong>’aria sciupata e tesa. Dalla porta guardava lontano verso la fine della strada congli occhi fissi.Ogni tanto si portava la mano alla bocca e si mordeva le nocche. Tornò dentro. Lecamere erano pulite ma piene di mobilio scompagnato. Nel caminetto <strong>un</strong> cioccos’era quasi del tutto consumato. Il tavolo era apparecchiato <strong>per</strong> due.Su <strong>un</strong>o sgabello a tre gambe faceva contrasto con la miseria e l’abbandono <strong>un</strong>computer portatile con la chiavetta <strong>per</strong> internet. La ragazza sistemò alc<strong>un</strong>i vestiti sulletto, si diede <strong>un</strong>’occhiata sullo specchio incrinato dietro la porta e tornò fuori.Una nuvola di polvere la avvertì che stava arrivando.Quando il fuoristrada Toyota girò sullo sterrato corse verso la macchina edabbracciò il giovane che usciva dal posto di guida.Un giovanotto biondo, molti capelli e occhiali scuri. Mentre accettava il suo bacio siaccorse che c’era qualc<strong>un</strong>o nel sedile posteriore.“Camelia,” il giovane sembrava imbarazzato “devo spiegarti <strong>un</strong>a cosa.”..“Sei ancora con me, questo va bene” Camelia cercò di vedere meglio attraverso ivetri sporchi. “Qualcosa è andata male? Qualcosa è andata male, Silverio?”L’altro la guardò con aria preoccupata. “Tutto a posto.”“E il cane? E chi è lei?”“Proprio questo ti volevo spiegare. Non mi aveva detto di prendere <strong>un</strong> cane, hopreso lei.” rise “Così facciamo tris, <strong>un</strong>a rumena, <strong>un</strong>’etiope ed <strong>un</strong> italiano.”Camelia scosse la testa come se l’avessero colpita.“Lei? Hai preso lei al posto delcane?”

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