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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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Con lo stomaco pieno di poesia tornai nella pizzeria a taglio all’angolo e <strong>per</strong> nondare nell’occhio cambiando 500 euro, contai gli spicci che avevo n tasca e chiesi 60centesimi di pizza bianca; l’indianina, senza guardarmi negli occhi, me ne diedecirca il doppio del necessario, sottile e croccante, appena uscita dal forno.Era senza dubbio ingiusto nei confronti del pizzettaro che le pagava il salario innero, ma chi si cura più a Roma della giustizia? Accettai il suo riguardo.Potevo portare Zippo dall'acquaiolo a via Magna Grecia, gli potevo far assaggiare<strong>un</strong>a vera grattachecca, col ghiaccio grattato via dalla colonna e non frullato.Gli avrei detto <strong>un</strong>'altra cosa <strong>per</strong> cui vale la pena di vivere a Roma e avrei potutoscrivere negli app<strong>un</strong>ti quell'altra parola, a dire il vero più facile da scrivere..Diritorno in camera dalla finestra mi parve di intravedere Gamab, era sempre tra ipiedi, la pelliccia da soriano che compariva da tutte le parti, in casa.Mi avvicinai alla finestra e l’aprii. Il gatto scheletrico non era Gamab, si stavaallontanando sul largo cornicione pieno di escrementi d’uccelli. Non potevaovviamente essere Gamab, ma lo seguii con gli occhi finché potei vederlo girarel’angolo a <strong>un</strong>a decina di metri di distanza.Scrivere la mia cronaca , caro Carlo, mi prese poco tempo, con la pizza chesbocconcellavo; tutte e due le cose mi risollevarono <strong>un</strong> poco il morale.La voce che racconta se stesso alle altre <strong>per</strong>sone è simile a quella di <strong>un</strong> narratore cheracconta la vicenda di <strong>un</strong> <strong>per</strong>sonaggio, in <strong>un</strong> giallo.Fu la prima volta. Mi sentivo quasi <strong>un</strong>o scrittore, ero l'anticipo tuo E se nonMarlowe mi sentivo <strong>un</strong> detective come Bowman, che le sue storie le raccontava dasé anche se il nome sulla co<strong>per</strong>tina era Howard.C’erano troppi clienti <strong>per</strong> <strong>un</strong> negro solo. Come nel libro di Rex Stuot. E <strong>un</strong> sacco dicose da controllare, <strong>un</strong> sacco di lavoro di piedi da fare.Giri noiosi, spesso inconcludenti, ma non è <strong>per</strong> questo che non ne parlo, non possoprivare te e i lettori di qualche canonica sorpresa finale. Ti preparo la scrittura, con<strong>un</strong> certo ordine no?Con <strong>un</strong> po’ di consolazione nello stomaco affrontai il giro di Peppe attorno allaReale che mi doveva portare a Vitinia.Arrivato, come Dio volle, cercai il magazzino alimentare dove papà Yueaccumulava riso precotto,carni essiccate, liofilizzati, birra cinese e liquori orientali.Avevo letto sul giornale che <strong>un</strong>a visita dei carabinieri aveva verificato nei 50quintali sequestrati dosi eccessive di additivi chimici e conservanti, tanti nitriti, inparticolare da avvelenare gli incauti cultori della cucina cinese.Un investigatore dovrebbe leggere sempre i giornali locali, ci sono notizie preziosea sa<strong>per</strong>le trovare, c’era l’indirizzo del magazzino, ad esempio.Cercai di non dare nell’occhio, ma non è facile <strong>per</strong> <strong>un</strong> negro, a Vitinia, in <strong>un</strong> postopieno di cinesi e coreani.Quando aprii <strong>un</strong>a porticina di metallo sul retro, mi trovai di frontenientepopodimenoché la Dolce Madre, vestita elegantemente all’occidentale checontrollava carte e fatture..“Entra, Graziani, a che devo la tua gradita visita?”Non chiamò neanche gente, si limitò a posare le carte ed a guardarmi con benevolacuriosità. Era <strong>un</strong>'eleganza <strong>un</strong> po' da vecchia, ma non stonava. Vecchia era.

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