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SteveGraziani_Troppi Clienti per un Negro - descrittiva

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“Un complimento? Questo di lei non me l’avevano detto, passa <strong>per</strong> essereinsensibile, ruvido.”“Sono disposto a migliorare” risposi, mentre <strong>un</strong> lampo e subito dopo <strong>un</strong> tuono mifacevano capire che il temporale si era avvicinato..“Le sarei molto grata se…mi hanno dato <strong>un</strong> compito e devo portarlo a termine. Unasciocchezza, no?”, disse.“Che cosa? Io faccio così, ha detto”non capivo quasi niente.Mi guardò con <strong>un</strong> sorriso incantevole, le venivano così.“Sono andata troppo veloce.Mi sono troppo sco<strong>per</strong>ta, Gli uomini odiano la donna che casca di colpo, così!”Casca? “Non mi pare abbia detto niente di strano, mi sbaglio? Le hanno dato <strong>un</strong>compito e deve portarlo a termine.”“Un compito sfrontato, ma che mi potrebbe piacere! Per questo sono qui.”Facevo lo stupido ma in quel momento avrei dato chissà cosa <strong>per</strong> toccarle quei seniincredibili. Non ricordavo bene com'erano i seni di Hedy, anzi, no, li avevo visti inquell'immagine di lei nuda nell'acqua. Ma era il suo primo film, in bianco e nero, leifaceva il morto e apparivano e s<strong>per</strong>ivano.Ma questi che avevo davanti erano tangibili, toccabili.“Vuole bere qualcosa?”dissi ancora, stupidamente.“Vogliamo lasciar <strong>per</strong>dere <strong>per</strong> il momento? Sono venuta qui con <strong>un</strong> messaggio.”Lasciar <strong>per</strong>dere cosa? Il drink?“Io sono pronto a riceverlo”“Sei anche gentile a far finta di non aver capito”“ Mi viene naturale.”Eravamo <strong>un</strong>’altra volta col tu, ma ora gli ascoltatori non potevano sospettare cifossimo già conosciuti.Mi strizzò <strong>un</strong> occhio. Molto Ol'ga e poco Hedy Lamarr.“Non mi giudichi male?”“No. Considera poi che sono <strong>un</strong> negro, piuttosto incline a <strong>per</strong>donare chi mi gratifica.Ma a parte il colore, <strong>un</strong>a donna eccezionale come te, mi rendo conto, con gli uominifa quello che gli pare. Quindi anche con me.”Era contenta di come andava la conversazione“Ti sbagli.”“A dire che son negro? Magari! E poi succede ogni momento che non l'azzecchi.Anche ora, figurati, ci sono cose che non capisco..Non mi dire che sei venuta quisolo <strong>per</strong> conoscermi” Le dissi di scrivere su <strong>un</strong> taccuino ma si scostò infastidita.“Porto <strong>un</strong> messaggio”, ripeté.“Ricevuto. Vuoi com<strong>un</strong>icare ma non com<strong>un</strong>ichi, <strong>un</strong> messaggio di chi?”“Il mio Capo, don Gennaro Esposito”, disse.“Chi?”alzai la voce <strong>per</strong> simulare sorpresa, e magari anche rispetto e paura.“Conosci don Gennaro Esposito? Un uomo potente, <strong>un</strong> signore.”Un signoreprobabilmente in ascolto.“Chi non lo conosce? Ci ho poco a che fare ma, certo...è <strong>un</strong> <strong>per</strong>sonaggio importante,di quelli che ti possono cambiare la vita. Che possono pure anticiparne la fine…”lefeci anch'io l'occhietto.Annuì contenta che mi calassi bene nella conversazione.“Lui ti conosce, ti stima, seia posto, dice, non ha niente contro di te.”“Questo mi conforta, qualche volta mi capita di pestare senza volere qualche piede.

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