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La Porta, <strong>quaderno</strong> secondo 121<br />
Per questo, l’ego individuale è una finzione pragmatica<br />
ed effettiva, una traduzione del sé segreto nei termini<br />
della sostanza di superficie, o un sostituto soggettivo<br />
del vero sé nella nostra esperienza di superficie; esso è<br />
separato dall’altro sé e dalla Divinità interiore a causa<br />
dell’ignoranza, ma è tuttavia spinto segretamente verso<br />
un’unificazione evolutiva nella diversità; ciò nonostante<br />
sebbene finito, esso ha dietro a sé l’impulso verso l’infinito<br />
…(omissis).<br />
Ma poiché fa queste cose come un ego separato, per<br />
il suo separato tornaconto e non per uno scambio cosciente<br />
ed una reciproca intesa e non per l’unità, nascono<br />
in lui la discordia vitale, il conflitto e la disarmonia; è<br />
dunque il frutto di questa discordia vitale di questa<br />
disarmonia che chiamano ingiustizia e male.<br />
Nell’umano la Natura li accetta perché sono circostanze<br />
necessarie dell’evoluzione, necessarie alla crescita<br />
dell’essere diviso; essi sono dei prodotti dell’ignoranza,<br />
sostenuti da una coscienza ignorante che si basa sulla<br />
divisione, da una volontà ignorante che opera attraverso<br />
la divisione, da un’ignorante felicità d’esistenza che<br />
gusta la gioia della divisione …(omissis).<br />
Tuttavia è la stessa Natura, la stessa Forza che<br />
ha oppresso l’uomo col senso del bene e del male ad<br />
insistere sulla sua importanza; è evidente, perciò, che<br />
anche questo senso ha uno scopo evolutivo; esso pure