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La Porta, quaderno secondo 15
avere perso la percezione del mio peso corporeo e di ogni
fatica, come successo, qualche anno addietro, sulle pendici
del monte Capanne all’isola d’Elba.
Giunti alla sommità, sotto l’ombra di un rigoglioso
pino, ci sedemmo su un grande masso, dal quale veniva
dominata da un lato la grande baia, e dall’altro la sterminata
distesa del mare Adriatico.
Per primo dissi:
“L’emozione del tuo incontro mi ha tolto la parola. Ti
chiedo scusa di ciò, da molto desideravo vederti, ti sono
grato per avere esaudito la mia aspirazione. A suo tempo,
permisi che le esperienze di questa nostra realtà “non ordinaria”
venissero registrate in un quaderno, indirizzato
a tutti coloro che intendono riflettere sulla propria via di
Verità. Sono rimasto sorpreso per l’interesse dimostrato
da alcuni lettori verso argomenti così complessi e distanti
dalla vita mondana di tutti i giorni. Tuttavia, pur cercando
nel mio profondo di rielaborarne i contenuti per trovare più
esaustive risposte, mi trovo ora in una situazione di disagio
nel comprendere l’incongruenza degli avvenimenti, quali ci
appaiono in questo travagliato periodo della nostra vita”.
Dopo una lunga pausa di silenzio, Cosimo rispose:
“Non deve meravigliarti quanto sta accadendo sul tuo
pianeta. Ogni cosa fa parte del corso della natura; ne hai
appena avuto l’esempio con la visione di quel topolino finito
nelle fauci del serpente. Normalmente la vita dell’uno
e spesa a favore dell’altro per permettere, in un loro conti-