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La Porta, <strong>quaderno</strong> secondo 95<br />
turo essa non sa nulla; mentre della propria esistenza<br />
nell’istante successivo non può avere che una certezza<br />
morale, che qualunque avvenimento di quell’istante può<br />
dimostrare sbagliata, essendo solo il risultato di una forte<br />
probabilità che conduce all’impossibilità di sapere se<br />
la fine dell’essere cosciente sia o no la dissoluzione fisica.<br />
Tuttavia essa ha questo senso d’una persistente<br />
continuità che facilmente diventa una convinzione di<br />
eternità …(omissis). In realtà, se consideriamo il concetto<br />
che la mente ha di questa eternità, vediamo che esso<br />
non arriva che ad una successione continua di momenti<br />
dell’essere in un Tempo eterno”. (3)<br />
A questo punto interruppi il suo dire domandando:<br />
“Mi sembra tu stia evidenziando come la memoria<br />
finisce sempre per sollecitare la nostra mente a continue<br />
riflessioni che attraverso lo scorrere del tempo dividono<br />
esperienze ed azioni in schemi sempre più ristretti depositando<br />
e aggiungendo così spessore alla nostra ignoranza<br />
che si manifesta oggi con un’arcana lettura impressa nella<br />
registrazione del nostro DNA.<br />
È dunque il tempo la causa di questa coagulazione<br />
collosa che ci impedisce di ritrovare la libertà e l’infinità<br />
della nostra vera coscienza e della sua perfetta unità con<br />
il Tutto? Come possiamo percepire questa coscienza in un<br />
modo fermo e distaccato, tale da assumere in noi la vera<br />
identità del testimone?”