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La Porta, quaderno secondo 173
eliminano il pericolo che i popoli primitivi più forti
rovescino e distruggano una civiltà indebolita; ma vi è
il rischio che il barbaro risorga in noi, nell’uomo civilizzato,
è questo che vediamo tutt’intorno.
Perché se non c’è un elevato e vigoroso ideale mentale
e morale che diriga ed elevi in noi l’uomo vitale e
fisico, e se manca in noi l’ideale spirituale capace di
liberarci da noi stessi conducendoci al nostro essere
interiore; allora in noi avverrà fatalmente la ricaduta
nel barbaro primitivo.
Anche se l’umanità sfuggisse a questa ricaduta,
sussisterebbe un altro pericolo, perché un altro possibile
risultato è che si arresti lo slancio evolutivo e ci si
cristallizzi in un’esistenza sociale stabile, confortevole
e meccanizzata, senza ideali od orizzonti.
Dunque la ragione, di per sé, non può mantenere a
lungo la razza in progresso: può farlo solo se serve da
mediatrice fra la vita e il corpo da una parte e, dall’altra,
fra qualcosa di più alto e di più vasto che è all’interno
dell’uomo; perché la spinta originata da ciò che si trova
in lui, un volta ch’egli ha raggiunto il piano mentale, la
tensione evolutiva, e lo slancio spirituale è proprio una
necessità spirituale interiore.
Se egli vi rinuncia, deve o ricadere indietro e ricominciare
tutto da capo, o scomparire come hanno fatto,
prima di lui, altre forme di vita che fallirono nell’evoluzione,
perché incapaci di conservare lo slancio evolutivo