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La Porta, quaderno secondo 149
alla spiritualità di intervenire nella vita con metodi non
spirituali o di cercare di guarirne i mali con panacee, con
i rimedi politici, sociali o altri rimedi meccanici che la
mente prova costantemente e che non sono mai riusciti
né riusciranno mai a risolvere alcunché.
I cambiamenti radicali ottenuti con questi mezzi
non cambiano niente, perché i vecchi mali riappaiono
sotto forme nuove; l’aspetto dell’ambiente esteriore è
modificato, ma l’uomo resta quello che era, è ancora
l’essere mortale ignorante che impiega in maniera sbagliata
o non efficace la sua conoscenza, mosso dall’ego e
governato dai desideri, dalle passioni vitali e dai bisogni
del corpo, un essere speciale e non spirituale nel suo
modo di vedere, e che ignora il proprio sé e le forze che
lo trascinano e si servono di lui.
Le sue costruzioni nella vita hanno un valore come
espressioni del suo essere individuale e collettivo allo
stadio già raggiunto, o come meccanismo che provvede
alle comodità e al benessere dei suoi elementi vitali e
fisici, e come terreno e mezzo della sua crescita mentale,
ma non sono in grado di condurlo al di là del suo sé
attuale, ne di servire da meccanismo per trasformarlo;
la sua e la loro perfezione non può risultare che da una
sua ulteriore evoluzione.
Solo un cambiamento spirituale, un’evoluzione
del suo essere dalla coscienza mentale superficiale alla
coscienza mentale più profonda può cambiare le cose