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Segue la classificazione di Le Guern I • ORDINE ... - maria vita romeo

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Noi sappiamo che vi è un infinito, ma ignoriamo <strong>la</strong> sua natura, così come<br />

sappiamo che è falso che i numeri siano finiti. Dunque è vero che vi è un infinito<br />

numerico, ma non sappiamo cosa sia. È falso che sia pari, è falso che sia <strong>di</strong>spari;<br />

perché aggiungendo l'unità esso non cambia <strong>di</strong> natura. Tuttavia è un numero, e<br />

tutti i numeri sono pari o <strong>di</strong>spari. È vero che ciò si intende riferito ai numeri finiti.<br />

Noi dunque conosciamo l'esistenza e <strong>la</strong> natura del finito perché siamo finiti ed<br />

estesi come lui.<br />

Noi conosciamo l'esistenza dell'infinito ma ignoriamo <strong>la</strong> sua natura, perché pur<br />

essendo esteso come noi, non è come noi limitato.<br />

Ma noi non conosciamo né l'esistenza né <strong>la</strong> natura <strong>di</strong> Dio, perché egli non ha né<br />

estensione né limiti.<br />

Ma per fede noi conosciamo <strong>la</strong> sua esistenza, nel<strong>la</strong> gloria conosceremo <strong>la</strong> sua<br />

natura.<br />

Ho già mostrato che è certamente possibile conoscere l'esistenza <strong>di</strong> una cosa<br />

senza conoscerne <strong>la</strong> natura.<br />

Parliamo adesso secondo i lumi naturali.<br />

Se c'è un Dio, egli è infinitamente incomprensibile, poiché, non avendo parti né<br />

limiti, non ha alcun rapporto con noi. Noi siamo dunque incapaci <strong>di</strong> conoscere ciò<br />

che è, e se è. Stando così le cose, chi oserà risolvere questo problema? Non certo<br />

noi, che non abbiamo alcun rapporto con lui.<br />

Chi rimprovererà dunque i cristiani <strong>di</strong> non saper render ragione del<strong>la</strong> loro fede,<br />

proprio loro che professano una religione <strong>di</strong> cui non possono rendere ragione?<br />

Rive<strong>la</strong>ndo<strong>la</strong> al mondo, essi affermano che è stoltezza, stultitiam, e voi vi <strong>la</strong>mentate<br />

del fatto che non <strong>la</strong> provano. Se <strong>la</strong> provassero, non manterrebbero <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>. La<br />

mancanza del<strong>la</strong> prova permette loro <strong>di</strong> non mancare <strong>di</strong> senso. - Sì, ma anche se<br />

questo giustifica coloro che <strong>la</strong> espongono a quel modo e li sottrae al biasimo <strong>di</strong><br />

presentar<strong>la</strong> senza ragione, ciò non giustifica coloro che <strong>la</strong> accolgono. -<br />

Esaminiamo dunque questo punto, e <strong>di</strong>ciamo: o Dio esiste o non esiste; ma da<br />

che parte staremo? La ragione non può decidere niente. C'è un abisso infinito che<br />

ci separa. In capo a questa infinita <strong>di</strong>stanza si gioca un gioco in cui uscirà testa o<br />

croce. Su cosa scommetterete? Con <strong>la</strong> ragione non potete scegliere né l'uno né<br />

l'altro, con <strong>la</strong> ragione non potete negare nessuno dei due.<br />

Non accusate d'errore dunque quelli che hanno fatto una scelta, perché non ne<br />

sapete niente. - No, ma io li biasimo non per aver fatto una scelta piuttosto che<br />

un'altra, ma per avere scelto, sebbene sia quello che sceglie croce e sia l'altro<br />

commettano errori opposti, sbagliando entrambi. Giusto è non scommettere.<br />

- Sì, ma bisogna scommettere. Non <strong>di</strong>pende dal<strong>la</strong> volontà, ormai siete imbarcato.<br />

Cosa scegliete dunque? Ve<strong>di</strong>amo, dal momento che bisogna scegliere, ve<strong>di</strong>amo ciò<br />

che vi interessa meno. Avete due cose da perdere, il vero e il bene, e due cose da<br />

impegnare, <strong>la</strong> vostra ragione e <strong>la</strong> vostra volontà, <strong>la</strong> vostro conoscenza e <strong>la</strong> vostra

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